GESTALT IN VERSI – Quinta uscita
Costanza è Guida ambientale e frequenta il corso di counselling presso l’Istituto Gestalt Versilia, due luoghi della sua esistenza che oggi si accompagnano e si contagiano, mossa dal desiderio di guardare ad entrambi con la delicatezza e la complessità dello sguardo poetico. Grazie al suo percorso nella Gestalt, al tifo che tanto fa bene al cuore, rivestendosi dalla nudità che la vergogna spesso porta, oggi ha il coraggio di mostrare fuori il suo dono vestito di orizzonti, di scritti non più gettati via, donando a Gestalt In versi il suo delicato sguardo. Grazie…
La Versilia, le Alpi Apuane, il lago di Porta sono i luoghi toccati in cui ha appoggiato gli occhi della sua anima, ed oggi sceglie di donarci il suo sentire facendoceli assaggiare, offrendoci la memoria che solo uno sguardo poetico riesce a rappresentare. Con meraviglia.
Costanza scrive poesie sin da bambina, accogliendole come il sottofondo sonoro delle sue emozioni, riconoscendo da subito il bisogno di darle un nome e una forma attraverso il canale analogico, al quale accede riuscendo ad esprimere il sentire e a farne un atto poetico. La poesia si fa.
Oggi trova il coraggio, sostenuta dal suo percorso personale e formativo nella Gestalt, di pubblicarne una qui per noi.
La poesia per Costanza:
“ diventa una cura, un abbraccio con cui lenisco il dolore, la tristezza e la nostalgia, un atto creativo per trasformare e “farci qualcosa” con quello che sento.
La poesia è uno dei miei posti sicuri”
Costanza incarna la poesia senza alzare il volume, invita a toccarla e a “farsi vibrare” dal suo messaggio. E’ potente come la forma di un corpo, è delicata come la pelle delle rose, è ferma come le spine della protezione, è il confine che aiuta a non confondere, è cura.
Mentre la leggiamo proviamo a chiudere gli occhi della frenesia, rallentiamo, lasciamo per un attimo l’eccitazione esplosiva con cui spesso ci accostiamo al piacere, facciamoci delicati sulla pelle, ricettivi, scorgiamo la luce fra le persiane e soprattutto, ci dice Costanza, ascoltiamo il calore rovente, ascoltiamo dove si fa tiepido, sfioriamo il confine, tocchiamolo senza premere,morbidi, come a voler far suonare un calice di cristallo attraverso il dito. Prezioso. Suonerà per te solo se ti sintonizzi con la carezza di cui ha bisogno. Ti sta mostrando la sua guancia, la sua finestra, le sue tende leggere.
Ora, ascolta.
CURVA DI CAREZZA
Accetta
la mia tiepida
mano
in una vellutata
curva di carezza
che scende,
giù,
all’ ossuto zigomo
partendo dalle
roventi tempie.
non ritrarti
come quella giovane pianta
che ne fa
spigolo
del suo verde legno;
la vedi adesso?
In alto le foglie
morbide
si decidono,
mostrano
la loro guancia
all’ azzurro di luce,
senza vergogna,
in una tenera
curva di carezza.
Costanza Tivegna
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Adelmo Citti scrive poesie. Noi, lo sappiamo ora.
Scopriamo che Adelmo è il poeta, non semplicemente un ardito nome di penna, ma quella unica e complessa orchestra di parti che generosamente suona dinanzi a noi.
Se ci avviciniamo con sguardo curioso, silenziando il chiacchiericcio assordante, in punta di piedi, quasi a solleticare una piccola reazione, un’immagine, ci accorgiamo dei suoni d’aria, d’acqua, bagnandoci nel suo veleggiare laghi altrui.
Cos’è la poesia?
Parole in libertà? Un intreccio di rime? Finzione? Un’ode?Terzine di versi?
Per Adelmo la poesia:
” dice la verità
la poesia è coraggiosa, oltraggiosa, blasfema
e rompe il muro della quotidiana ipocrita normalità
che, compiaciuta di sé
si finge sana”. Queste le sue parole per mostrarci il suo incontro con la poesia.
L’inizio dei suoi atti poetici risale all’incontro con Pessoa, con la sua forma poetica, in un periodo duro della sua vita.
Per Adelmo la poesia è l’unico modo per esprimere scorci di realtà, l’unico che gli permette di raggiungersi, annusando l’intimità propria e condivisa nel ballo verso l’altro.
Venite con me…
immaginiamo insieme di svolazzare al vento, facciamoci un po’ bimbi, giochiamo con la sorpresa dell’aria, che un po’ ci porta, cambia direzione, a volte è brusca, altre ci stupisce, altre ancora ci fa il solletico e poi si espande e occupa lo spazio che trova.
Vento giocoso, vento improvviso, vento repentino, vento caldo, tiepido, fresco, e del vento che non so. Folate.
L’aria fa il suo e noi la incontriamo, si fa vento, e così anche noi, senza dimenticarci che i nostri suoni e quelli del vento possono solo mescolarsi, mai identici né all’uno né all’altro, diventano versi, incontro di immagini, sensazioni, emozioni nati così. Portano un pezzo di noi e un pezzo dell’altro, parti, poesia. La sua poesia è un invito alle danze fatto di odori variegati. Ad un certa distanza ne cogliamo delle note, avvicinandoci altre, così come ogni odore ha le sue. Sono note di testa, di cuore e di fondo. Ognuno avvertirà quelle colte, non quelle giuste. Eccole…
Poesia numero quattro
Sono un pezzetto di giornale
strappato, sgualcito e divertito
e sono portato dal vento
con le mie frasi interrotte
qua e là
parole confuse
in capriole d’aria
E gioco cercando
e danzando col vento
un altro pezzetto
di carta strappata
le cui frasi interrotte
e parole confuse
incontrando le mie
possano infine
diventare poesia
Adelmo Citti
Ho profonda gratitudine per gli atti poetici con cui danzo qui nel dedicarmi a questa rubrica. Ho provato a restituirgli la bellezza con cui il corpo si è vestito mentre le leggevo, come le legge il tocco sulla mia pelle, mentre le riverberavo, come le ritma il cuore, mentre le immaginavo, come le immagina il mio sguardo.
Lo sguardo poetico si poggia sul mondo con tutto se stesso, con gli occhi di chi guarda, con gli occhi di chi guarda lo sguardo, anima ciò su cui si appoggia. La poesia ha la capacità di restituirci immagini chiare e ambigue nello stesso tempo, chiare laddove ci fanno ri-conoscere, ambigue nell’indistinzione tra ciò che è guardato, ciò che acquista vita nello sguardo e ciò che quest’ultimo ci restituisce. Molteplici sensi, incerti nella loro moltitudine di attribuzioni, personali. Il senso, La metafora, “fanno senso” al lettore.
Ogni poesia merita uno sguardo, merita la sua presenza, il suo spazio tra tutto e tutti, il suo esistere da maneggiare come tutto ciò che è prezioso, con attenzione.
Grazie ai nuovi coraggiosi atti poetici, grazie Costanza, Grazie Adelmo.
Le parole
E così eccole
Le parole
Quelle accolte
E quelle tagliate e confuse
Sono poche
Forse due alla fine
E cosi
Mentre ci salutiamo del resto non ricordiamo quasi nulla
Due o tre me ne hai lasciate
Quelle Colte.
Betti De Stefano Silvestri
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