La maieutica socratica, la quantistica e la Gestalt
Istituto Gestalt Firenze
G. Paolo Quattrini – Psicoterapeuta Direttore Responsabile IGF
Pubblicato sul numero 44 di Formazione IN Psicoterapia, Counselling, Fenomenologia
Parlando per metafore, la sovrapposizione di stati in un sistema nella prospettiva quantistica evoca bene il tema della sovrapposizione di stati d’animo in una persona.
La proposta di Schroedinger che la sovrapposizione si risolve quando avviene il contatto del sistema con il mondo esterno, assomiglia molto alla metodologia socratica, dove fa delle domande non previste e dove le relative risposte allargano molto il panorama della persona, e chi vuole si accorge di quello che c’è oltre a quello che ha visto e che crede di sapere. Questo si intende nella Gestalt con aiutare le persone ad aiutarsi: si tratta di un approccio maieutico dove si confrontano i pazienti con domande che, se sono disposti a rispondere, li portano in luoghi molto lontani da quelli che hanno messo in tavola. Un esempio:
Socrate chiede a un mercante “che vuol dire essere giusti?”
e il mercante risponde “vuol dire restituire il dovuto”.
Il mercante e crede che comportarsi bene vuol dire che se ti do 10 soldi devi darmi una cosa che vale 10 e poi però generalizza, cioè pensa che questo principio vale sempre
Allora Socrate chiede “se un mio amico mi presta delle armi, e poi impazzisce, io devo ridargliele o no? Se gli restituisco le armi quello può fare male a qualcuno o a sé stesso”.
In una logica gestaltica, Socrate con la sua domanda porta la persona ad accorgersi di altre parti della realtà che non aveva preso in considerazione, allargando così il suo senso del mondo sia per difendersi dagli avvenimenti imprevisti, sia per sperimentare di più la vita con le sue meraviglie. In una terapia della Gestalt, se un paziente dicesse per esempio “non mi piace più niente della vita” il terapeuta potrebbe rispondere chiedendo “e cosa ti piaceva da piccolo?” La distanza temporale infatti è più facile da colmare di quella che le difese psichiche mettono in atto, e in questo modo si elicita la nascita di qualcosa che c’era nel suo vissuto ma stava lontano nel tempo.
Esempi di sedute
P: sono arrabbiata con mio marito perché a lui non gliene frega niente della casa.
T: Questa è la situazione: che decidi di fare qui e ora?
P: Ma cosa devo decidere?
T: Cosa vuoi che facciamo qui che ti aiuti in questa situazione.
P: io vorrei che mio marito…
T: Qui, in questa seduta
P: Io voglio che mi aiuti a parlare con mio marito per questa cosa della casa.
T: Immagina che è qui e di’ a lui quello che cercavi di dire a me.
P: Non hai rifatto i letti, e a me non me ne frega niente che dici che li farai dopo, per me è una rottura, e allora li rifaccio io….
T: E cosa vuoi da lui in questo momento?
P: io voglio che lui faccia i letti la mattina.
T: Ma in questo momento lui non lo può fare: non c’è.
P: Che mi prometta che fa i letti la prossima volta.
T: E ci credi se te lo promette?
P: No.
T: Allora cosa vuoi da lui?
P: Che lui avesse lo stesso occhio mio per la casa.
T: Non puoi chiedere che lui sia diverso, l’essere è inattingibile: puoi chiedergli solo di fare qualcosa.
P: Io lo vorrei diverso!
T: Tu vuoi chiacchierare o vuoi lavorare?
P: Vorrei chiacchierare, vorrei raccontarti questa cosa.
T: A che scopo mi vuoi raccontare: che cosa ti aspetti che succeda se mi racconti?
P: Ti posso raccontare questa cosa?
T: Non prima di aver detto per quale scopo. Se non mi dici a che scopo me la racconti io non capisco nulla: per capire cosa dici devo capire lo scopo per cui me lo dici.
P: Se te lo racconto mi faccio chiarezza…
T: Ma se lo racconti a me fai chiarezza a te? Allora lo puoi dire davanti a uno specchio.
P: Vorrei capire…
T: Capire lo puoi fare da sola, non c’è bisogno che tu venga qui per capire. Qui il lavoro è per cambiare, e per cambiare bisogna scambiare con qualcuno. Puoi scambiare con tuo marito, con te stessa, con chi ti pare: bisogna che tu decida con chi vuoi scambiare qualcosa.
P: Sicuramente con me, ma non so bene come.
T: Cosa vuoi da te stessa di diverso da quelle che lei ti dà?
P: È difficile: mentre mi dici questo, la cosa mi si è spostata e mi sento incavolata con mio marito.
T: Decidi con chi vuoi scambiare qualcosa.
P: Con me: ma che vuol dire?
T: scambiare vuol dire dare qualcosa in cambio di qualcos’altro.
P: Una richiesta di qualcosa che voglio che faccia lei? Non lo so. E’ come se prima volessi capire cosa c’è e poi mi muovo a fare qualsiasi passo.
Silenzio
P: Non mi viene nulla…… “fai qualcosa, perché stai male con questi alti e bassi!”
T: Cosa vuoi che cambi?
P: per esempio dire delle cose a suo marito invece di fare sfuriate.
T: Cosa vorresti che lei dicesse a suo marito che non gli ha mai detto?
P: Vorrei che lei lo ascoltasse di più: per esempio, il fatto che lui non rifà i letti per me vuol dire che a lui non gliene frega niente di me, che non mi vede, e non sto ad ascoltare quello che risponde lui.
T: E se tu gli facessi una domanda, cosa gli chiederesti a lui a questo proposto?
P: “E’ vero che se ti dico che per me è importante che tu rifaccia i letti e non li rifai significa che non te ne frega niente?” lo so che mi ama, ma sottovaluta questa mia necessità….
T: La domanda che vuoi fare a lui….
P: Per te sono tutte cazzate queste che dico della casa?
T: Fai tuo marito e rispondi.
P: “No, non sono cazzate, ma il letto si può fare anche dopo pranzo.”
T: Spiegagli che vuoi dire.
P: “Non capisco perché ti fai venire il nervoso se alle due non trovi i letti rifatti.”
T: spiegale come è per te.
P: “per me è più bellino godermi quel momento della colazione con la bimba che rifare i letti.”
T: Spiegale qual è l’ora dei letti
P: E’ la mattina, però con delle eccezioni…” “Io capisco però……”
T: Cos’è che non ti va bene?
P: Lo vorrei diverso….
T: Intanto ti va bene se quella di ieri era un’eccezione? Questa arrabbiatura è risolt?
P: Sì.
T: Che altro vuoi dire a tuo marito che non gli hai mai detto.
P: Quando ho preso quel mobile gli ho detto…… lui ha detto ma a me mi va bene come fai te: ma a me non mi va bene che a lui vada bene come faccio io…
T: Cosa vuoi da lui?
P: Vorrei che gli interessasse di più la casa.
T: Cosa gli stai chiedendo, gli chiedi di fare che?
P: Voglio che tu risistemi il terrazzo
T: Vuoi che risistemi il terrazzo?
P: Sì però penso che se glielo dico lo fa.
T: In questo momento che cosa vuoi da lui?
P: Che fosse diverso.
T: Ma questo non dipende da lui, semmai dipende da dio. Vuoi parlare con dio?
P: Ma allora lo devo lasciare, perché così non mi piace.
T: lui non può essere diverso, può fare qualcosa di diverso. O pensi che possa essere diverso?
P: No ma è questo il grande dilemma. Noi c’eravamo sposati che s’era giovani….
T: allora gli vuoi chiedere qualcosa da fare o vuoi che sia diverso, nel qual caso devi parlare con dio e arrangiarti con lui per farlo essere diverso. Vuoi parlare con dio?
P: Sì.
T: Bene metti dio su una seggiola e digli che lo vuoi diverso.
P: Mi piace mio marito, è affidabile è presente bravo con la bimba, però lo vorrei un po’ diverso. Non puoi, con un po’ di polverina magica…
T: Certo che può, cosa gli dai in cambio se lo fa’?
P: Ti dò……boh! Hai bisogno di qualcosa? Gli potrei dare un po’ di agitazione che ce l’ho in più.
T: Vuoi dare un po’ d’agitazione a dio? Non mi sembra un mercato ragionevole…
P: Gli farò un quadro, mi sembra un po’ mieloso ma…
T: Bene, ora fai dio. C’è lei che dice: caro dio se te me lo fai diventare diverso io ti dipingo un quadro. Ti interessa il mercato o no?
P: (dio) “Non mi interessa, mi sembra un po’ pochino”.
T: Cioè ti sembra che la fatica di rifare un essere umano daccapo non valga la pena per un quadro di una pittrice che non è neanche Leonardo. OK, vai di là,
P: Allora ti posso…….
T: Dalla tradizione si sa che cosa apprezza dio?
P: La devozione
T: La tradizione dice che apprezza i sacrifici, un fioretto….
P: ahhh se mi cambi il mi marito prometto che non lo sgriderò più per i letti.
T: Un po’ di rispetto per questo povero dio!
P: Ma io non voglio rinunciare ad esempio alla patente che ho preso ora…. Rinuncerò…
T: Per esempio una cosa che potresti fare è metterti il cilicio e dedicare una vita di sofferenze a dio se lui ti cambia il marito. Questa sarebbe una proposta che si sa dalla tradizione il buon dio apprezza. I cilici li vendono, sai che è un cilicio? Qualcosa che si lega intorno alla vita?
P: Io li conoscevo da gamba e ci potrei pensare…
T: Vai di là e fai dio. Un miserabile cilicio da gamba l’accetti Dio per fargli il miracolo di trasformargli il marito? In cambio di queste proposte basse e volgari?
P: (Dio)NO!! ovvia non me lo cambia il marito, soffro di più a fa questo che a tenermi il marito che non rifà i letti. Me lo puppo così.
T: E cosa senti quando dici “me lo puppo così”?
P: c’è una certa pace in questa decisione.
T: Bene così?
Commenti
P: M’è servito te lo dico subito perché mi stringevi non mi facevi chiacchierare, mi tenevi ferma sul qui e ora molto concreta e sull’obbiettivo (a che scopo mi dici questa cosa…)
T: L’obbiettivo poi che è stato?
P: E’ stato lavorare su questa mi illusione che lui poteva essere diverso
T: Cos’è stato che ha cambiato
P: Quando mi chiedevi di fare una richiesta…
T: il costo del biglietto è stato!
P: E poi è stato utile parlare con Dio, c’è un po’ questa illusione “se volesse cambierebbe”…..
T: Quindi una cosa che ti ha aiutato è questa differenza ribattuta fra essere e fare
P: Sì sia con lui che con me e me.
T: Nessuno è così fantasioso di ammettere di volere il cambiamento dell’essere perché quando gli chiedi “e come fa ad essere in un’altra maniera?” si ferma perché non c’è risposta a questo. Allora mettiamo caso per assurdo che esista un Dio che può, che succede? Succede immediatamente che si vede in un’ottica di scambio che se voglio un miracolo devo pagà qualcosa. Uno si rifà alle tradizioni e con che paga fioretti…..al momento che si tratta di pagare, la persona che fa? No no me lo tengo così!!!!
P: Io c’ho voluto parlare con Dio, fino in fondo nell’illusione…
T: Vedete che in pratica è un ragionamento per assurdo che ha portato a scoprire qualcosa che assurdo non è, che c’è comunque un prezzo e che lei il prezzo non lo vuole pagare. Allora inventatevi delle cose sono sempre ragionamenti per assurdo, proprio perché se uno non va in fondo al ragionamento per assurdo c’ha sempre una cosa mitologica in testa.
Domande:
A: Può capitare che il cliente non capisca cosa si fa?
T: Capisce chiunque usi il buon senso, ma se la persona non accetta il buon senso non c’è niente da fare. Se la persona punta i piedi contro il buon senso bisogna arrendersi.
Il buon senso dice che ci vuole uno scambio: se lei dice” ma io lo voglio senza scambio” allora niente. Per quello che so io se non paghi non ottieni: se lo vuoi senza scambio arrangiati, io non ti posso aiutare.
-A: Mi sembra che era molto simile a quello di prima ma tu hai lavorato in modo diverso.
T: Non si lavora mica sul carattere ma con le persone: tenendo presente il tema del carattere ma con le persone. Questa persona qui che caratteristiche ha che noti vedendo il mondo dai suoi occhi?
A: È un po’ principessa, vuole che tutto il mondo si muova intorno.
T: e quindi non è la paura il centro, come nell’altro: e che tipo di carattere immagini che abbia?
A Mi sembra tre.
T: Quindi una sentimentale: non è la paura che la muove ma il voglio voglio voglio. Quelli di pensiero sono pessimisti, i sentimentali sono ottimisti, e ottiche diverse che possono dare risultati diversi. Un pessimista è inutile che parli con Dio ma un ottimista perché no, può darsi che ne tiri fuori qualcosa.
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