Il Teatro integrato alla ricerca della qualità

di Michele Cavallo

Psicologo, drammaterapeuta, docente alla Facoltà di Scienze Umanistiche, Università “La Sapienza” di  Roma

 

INformazione Psicoterapia Counselling Fenomenologia”, n°4 novembre – dicembre 2004, pagg. 38-43, Roma

Tra riabilitazione e promozione della qualità della vita

Per qualità della vita si intende la capacità di soddisfare esigenze di tipo morale e materiale, sociale ed economico, tradotte in termini di requisiti (non generici ma concreti). Tali requisiti della qualità sono tanto più efficaci e completi quanto più ampio è il grado di soddisfazione da essi sotteso (emozioni, desideri, creatività, iniziativa, motivazione, scambio sociale) e maggiore è il numero di parti interessate, di soggetti coinvolti nei processi di utilizzazione di beni e servizi, di opportunità comunicative e trasformative.

Questa concezione, insieme alla ricchezza di prassi quotidiane positive che le attività espressive sono in grado di portare sul piano dell’identità (affetti, relazioni, desiderio, rimotivazione), connota sempre di più il “modello italiano” di integrazione e rappresenta oggi la migliore risposta ai dubbi sulle impostazioni troppo efficientistiche di matrice anglosassone.

Nei rapporti umani riveste un ruolo preminente il tipo di relazione che si instaura con gli altri e col mondo, sia per la soddisfazione di bisogni primari (di sostentamento) che per la soddisfazione di bisogni “superiori” (autorealizzazione, orientamento esistenziale, desideri e motivazione). È la qualità della relazione che dà una dimensione socio-affettiva al rapporto intersoggettivo, rendendolo significativo e motivante. Nei neonati, come in alcune persone disabili, la dimensione relazionale si svolge soprattutto a livello non verbale (es. la sintonizzazione tra madre-bambino; la sincronizzazione affettivo-motoria nell’espressione di bisogni e nell’accudimento). Alcuni di questi aspetti sono divenuti caratteristiche fondanti delle Arti Terapie, come la Musicoterapia, la Teatroterapia, la Danzaterapia.

Il teatro, insieme alle metodiche affini, ci aiuta a ripensare la definizione stessa di persona, i suoi diritti, la sua dignità, la sua complessità. Ogni essere umano dovrebbe poter prendersi cura di sé e dell’altro, sentirsi parte del mondo in cui vive, essere persona che scambia desideri, valori, identità, al di là delle sue “abilità” psico-fisiche.

 

Il teatro e le arti per la riqualificazione della convivenza

Le strategie di intervento educative, formative e riabilitative per la persona in situazione di handicap o disagio psichico (nelle diverse fasce d’età) si definiscono e si realizzano sempre più in rapporto al contesto e non in interventi individuali e separati.

Attraverso le attività di teatro è possibile costruire un sistema integrato tra scuola, famiglia, territorio, lavoro e opportunità sociali. Una vera e propria rete.

Gli interventi di teatro integrato favoriscono proprio quei processi di scambio su diversa scala, qui il termine “rete” è sia il punto di partenza che l’obiettivo principale della integrazione a diversi livelli. La promozione della rete non solo come integrazione tra identità differenti, ma anche come costruzione di un “luogo comune” che coinvolge totalmente le parti che di volta in volta vengono a contatto.

Per la loro natura di metodiche che si propongono come linguaggi artistici, i laboratori teatrali integrati, pur avendo un obiettivo specifico nella relazione d’aiuto, sono attività in grado di ri-definire il contesto stesso in cui l’intervento si sviluppa, facendolo diventare un “luogo comune”, un luogo di scambio, di appartenenza e condivisione di esperienze. Un luogo dove persone di varia provenienza e condizione possono incontrarsi e sperimentare emozioni, creare cose e dare nuovi significati. Un luogo dove si accendono desideri e motivazioni. Ecco allora che si dovrebbe parlare più di “riabilitazione del desiderio” sia nelle persone che nel contesto stesso (dalle strutture socio sanitarie e assistenziali fino alla famiglia e alla comunità allargata).

 

Riabilitazione di contesti

Secondo questa prospettiva, il contesto è un contenitore flessibile ed adattabile agli esseri umani che ne usufruiscono, alle loro diversità psico-fisiche, etniche, culturali e sociali; diversità concepite come arricchimento del contesto stesso. Le attività di teatro e arti-terapie sono dei “facilitatori” per la creazione del “luogo comune” in cui pazienti/utenti, operatori, tirocinanti, giovani del territorio, famigliari partecipano in modo significativo. Proprio perché metodologie basate sulla creatività, sulla comunicazione a diversi livelli e sullo sviluppo di desideri e progettualità, le attività espressive e di arti terapie rendono possibile una rete relazionale che si apre verso l’esterno, coinvolgendo il territorio nella ridefinizione e sviluppo della cultura delle diversità, per dare significato e dignità all’essere umano nelle varie dimensioni – corporea, immaginativa, emozionale, spirituale (portatrice di valori).

Anche il contesto socio-sanitario è visto, in questa prospettiva, come una micro società, una “cultura”, in cui si persegue l’attivazione del desiderio (motivazione, miglioramento di sé e dell’ambiente lavorativo) sia delle persone che delle istituzioni, contro l’appiattimento, la routine, la normalizzazione, la cronicizzazione.

Queste attività possono diventare una cartina tornasole per rilevare caratteristiche di stallo, routine, apatia… sintomi di cattivo funzionamento, mettendo in evidenza la “dinamicità” o la cronicizzazione del luogo nel quale le attività vengono svolte.

Anche il laboratorio di teatro, un’attività per sua natura dinamica e creativa può essere assorbita dalle caratteristiche “paludose” del contesto; invece di funzionare da stimolo per il cambiamento del contesto.

 

La formazione dei conduttori di laboratori teatrali integrati

Negli ultimi anni, anche nel nostro paese, si è registrato un interesse crescente per la professionalizzazione di tutti quegli operatori che intervengono nei contesti del disagio attraverso metodologie e linguaggi espressivi e artistici. Laboratori di teatro e di arti espressive per persone disabili, per ragazzi a rischio, per pazienti psichiatrici e categorie svantaggiate, si sono moltiplicati sia nelle strutture pubbliche che private. Spesso la formazione di tali operatori, conduttori dei laboratori, non si è potuta misurare con metodologie e approcci che nel resto d’Europa hanno costituito la garanzia di un intervento ad alto grado di qualità, in diversi sensi.

Tuttavia esperienze formative, corsi, seminari con tale esplicita finalità sono presenti anche in Italia. Le stesse Asl o enti pubblici come le Regioni, le Province e i Comuni, con i diversi assessorati destinati alle politiche sociali e socio-sanitarie, promuovono iniziative e progetti di sensibilizzazione e formazione in questo campo. Si fa strada l’esigenza, sempre più pressante, di individuare dei criteri di qualità per orientare e valutare gli interventi di teatro integrato e la formazione dei conduttori. A questo scopo si stanno raccogliendo suggerimenti ed esperienze già maturate in ambiti e discipline che si occupano di formazione: psicologia, pedagogia e scienza della comunicazione. Inoltre si importano metodologie e da quelle discipline che, sviluppatesi soprattutto nei paesi anglosassoni in questi ultimi decenni, si occupano della riabilitazione e prevenzione nel campo socio-sanitario: le artiterapie nelle diverse branche: teatro, musica, danza, narrazione e scrittura, video, pittura. Da questo vasto campo di studi e di esperienze, derivano le metodologie e l’impostazione che informa l’applicazione del teatro integrato (nei diversi contesti). Infine, dalle ricerche e dalle esperienze delineatesi nell’ambito istituzionale e normativo sia italiano che europeo (Piano Sanitario Nazionale 2003-05; Legge 104/1992; Legge 328/2000; Progetto Obiettivo 1998-00; Piano Nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2001-03; Progetti Iso 9000; Progetti Total Quality; Progetto Leonardo), derivano i punti cardine su cui progettare un tipo di intervento per persone disabili o con disagio psichico, che sia innovativo nella considerazione della totalità delle dimensioni della persona: psicologica, motivazionale, relazionale, sociale, istituzionale.

Per promuovere la formazione di operatori qualificati di teatro integrato, le diverse istituzioni dovranno tener conto di alcuni contenuti in grado di sviluppare competenze specifiche nell’organizzare e nel condurre attività di teatro integrato. Alcuni di questi contenuti possono essere così riassunti:

  • Educare nelle diversità: pluralità degli stili di relazione e di conduzione
  • Educare alle diversità: il teatro e l’integrazione in Italia, la pedagogia speciale e il contributo dei laboratori espressivi
  • Processi e dinamiche di gruppo: gruppi cooperativi e strategie collaborative
  • Comprensione delle varie istanze del singolo e del gruppo: analisi della domanda e del contesto, metodi diagnostici
  • Capacità di utilizzare diverse procedure teatrali: tecniche corporee, vocali, narrative, abilità di improvvisazione, role-playing, gioco, interpretazione di ruoli e personaggi.
  • Competenze cliniche e pedagogiche: capacità di ascoltare, sostenere e stimolare gli altri, analizzarne le comunicazioni, desumerne le motivazioni, le inibizioni, le difficoltà e il disagio, accettare le differenze individuali e sviluppare strategie per il cambiamento.
  • Competenze per la gestione dell’attività teatrale e per l’organizzazione di una rete di collaborazioni e coinvolgimenti (genitori, istituzioni, territorio, associazioni).
  • Capacità di valutare e verificare il percorso.

 

Laboratori di teatro integrato: alcuni indicatori di qualità

Affinché i laboratori di teatro ed espressivi possano promuovere una cultura dell’integrazione, nel settore molto variegato del disagio, affinché siano in grado di esaltare la comunicazione, la cooperazione e la ridefinizione dell’immaginario sociale sulla disabilità, è necessario portare in campo la questione della formazione, della programmazione, della conduzione, della realizzazione e della valutazione,

Le sollecitazioni in questo settore a una cultura della verifica e della valutazione arrivano da più parti. Probabilmente, la verifica dell’intervento non può limitarsi a dare semplice evidenza a un sistema di gestione per la qualità su un piano puramente documentale e procedurale, ma deve fornire specifica evidenza: dell’efficacia dell’attività ai fini del soddisfacimento dei bisogni correlati con i processi attivati nei singoli, delle concrete prospettive di cambiamento comunicativo e relazionale, dell’incidenza sull’immaginario e sull’atteggiamento del contesto sociale e istituzionale.

A tal fine esistono già indicazioni metodologiche: schede di programmazione, griglie di osservazione, test di valutazione del processo e di auto-valutazione da parte dei soggetti stessi che fruiscono dell’intervento.

Per creare un sistema di valutazione specifico, ci si può avvalere, ad esempio, del contributo tecnico fornito dall’ICF (Classificazione Internazionale del funzionamento della Disabilità e della Salute), pubblicato per la prima volta nel 1980 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e che ha lo scopo di: fornire una base scientifica per la comprensione della salute, stabilire un linguaggio e dei parametri comuni. Questo è il testo base per la costituzione dei PDF e dei PEI, e per quanto molto schematico permette una chiara categorizzazione e di conseguenza una modalità di lavoro in questo senso molto efficace. Inoltre, strumenti specifici sono stati elaborati da drammaterapeuti anglosassoni e messi a disposizione dalla Associazione Italiana Dramma/Teatro Terapia (Diagnostic Role-Playing Test, Questionario espressivo, Scala di coinvolgimento drammatico). Strumenti in grado di valutare che cosa è successo nel gruppo di lavoro, che tipo di progresso c’è stato, che cosa è successo in termini di obiettivi di lavoro.

Tali metodologie di osservazione, verifica, monitoraggio permettono di dare degli indicatori per poter rispondere alla domanda del come far crescere l’efficacia dell’integrazione attraverso le attività teatrali. Indicatori che ci permettono di appurare se l’integrazione stia finalmente entrando nella sua età adulta, così da prefigurare contesti socio-sanitari di qualità per tutte le persone.

La messa a punto di “indicatori di qualità” nel campo del teatro integrato, in particolare, potrà servire alla stesura di metodologie di programmazione, di osservazione  e di verifica.

Alcuni indicatori:

  • Conoscenza dei bisogni specifici e delle differenze individuali, personalizzazione della relazione.
  • Atteggiamenti interpersonali e culturali di collaborazione, scambio e solidarietà.
  • Grado di coinvolgimento attivo (motivazione, desiderio, progettualità, iniziativa) dei destinatari dell’intervento teatrale.
  • Sviluppo di una dinamica istituzionale e organizzativa in grado di ri-definire il modo di scambiare identità sociali. Partnership con le famiglie e le realtà sociali del territorio. Integrazione dell’attività nella comunità.
  • Aggiornamento e professionalizzazione dei conduttori secondo un orientamento interdisciplinare.
  • Organigramma dell’attività: equipe di lavoro, figure di appoggio, consulenza, supervisione. Ruoli e funzioni all’interno del gruppo: psicologo, educatore, tirocinante, studente, attore o artista.
  • Documentazione delle esperienze, sperimentazione, ricerca e valutazione dell’integrazione.

 

 

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Please cite this article as: Redazione (0204) Il Teatro integrato alla ricerca della qualità. Formazione IN Psicoterapia, Counselling, Fenomenologia. https://rivista.igf-gestalt.it/rivista/il-teatro-integrato-alla-ricerca-della-qualita/

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