Il Metodo RPPCI (Riprogrammazione Psico- Posturo-Corporea-Integrata)

Simone Stacchini

di Simone Stacchini

Chinesiologo specializzato – MORPHÈ LAB

 

Pubblicato sul Numero 38-39 di Formazione IN Psicoterapia, Counselling, Fenomenologia

 

“Ogni comportamento è comunicazione: siccome è impossibile non comportarsi è altrettanto impossibile non comunicare. Qualsiasi comportamento, indirizzato nel bio-spazio, il tecno-spazio e lo spazio sociale, nell’incontro-scontro morfo-ambientale crea un leggibile ritorno di immagine. Il mancato o l’insoddisfacente recupero d’immagine può creare seri inconvenienti nella rappresentazione del sé, sia come disturbo del comportamento che, addirittura, come psicopatie latenti o conclamate. La motricità, ben coordinata da orientamenti naturali e indirizzata sulle giuste tonalità di un calibrato stato vigile assistito dalla intelligenza, dal sentimento e dalla creatività, diventa preminente veicolo di comunicazione con SE STESSI e col MONDO OGGETTUALE e come tale deve essere considerata AGENTE PATOGENO a tutti gli effetti. Le Scienze Motorie studiano, infatti, la migliore condizione per tradurre somaticamente la volontà cosciente, affinché, questa, possa realizzare il miglior adattamento.”

Prof. Dott. Giovanni Notarnicola

Attualmente in tutto il mondo si riscontrano un numero di casi sempre più elevato di bambini con deficit dell’apprendimento della lettura, della scrittura e del calcolo, non è che nel passato ci fossero meno bambini con questo tipo di problema, solamente oggi gli insegnanti sono molto sensibili a tale argomento (spesso si riscontra un eccesso diagnostico).

Vengono fatti test preventivi per valutare l’eventualità di sviluppare questo tipo di deficit per iniziare un lavoro specifico tempestivo prima che gli effetti si manifestino; ci sono molte linee di pensiero su come impostare un lavoro rieducativo, molte delle quali ( o quanto meno le più note) sono a carattere cognitivo-logico-razionale, dove il bambino lavora sulle tecniche per rendere più fluide le strategie di apprendimento, rinsaldando quelle precise abilità scolastiche in cui il bambino è più turbolento, le quali prevedono un basso coinvolgimento corporeo in situazioni di lavoro statiche spesso seduti dietro ad un banco.

Il corpo fa parte di un complesso sistema chiamato uomo, il quale ha una propria personalità, un proprio carattere ed una propria modalità di esprimere o trattenere le emozioni attraverso il corpo. L’uomo si è evoluto grazie all’azione, la quale implica l’espressione di un pensiero attraverso il corpo che si muove per esplorare ed interagire con l’ambiente creando apprendimento attraverso prove, errori e successi.

Il nostro metodo parte proprio da questo presupposto, se per qualsiasi ragione il nostro sistema umano rimane bloccato, c’è un alto dispendio di energie senza produrre lavoro, quindi senza raggiungere la meta prefissata, questo produce sicuramente una diminuzione di autostima, rinunciando a compiere le azioni che risultano più difficili, fuggendo. In natura una delle leggi primarie per la sopravvivenza è la reazione ad un’azione, ogni essere vivente reagisce agli stimoli esterni ed interni con tre sistemi fondamentali: attacco, difesa e fuga, anche per l’essere umano funziona allo stesso modo, se lo stimolo è sgradevole o pericoloso noi reagiamo entrando in difensiva o fuggendo, se lo stimolo ci attrae e ci gratifica o se riteniamo di poterlo affrontare attacchiamo.

Un bambino con un deficit primario dell’apprendimento, ha un cervello ed una mente che riceve moltissime informazioni in modo molto più veloce di un cervello comune, ma purtroppo per ragioni ancora non completamente definite, non riesce a mandarle tutte al corpo in modo rapido, sintetico, coordinato ed efficace, quindi per reazione non potrà esprimere alcune azioni in modo corretto. Fino a che il bambino non entra nella scuola non si notano deficit, anche se possiamo vedere alcune sfumature come una goffaggine nei movimenti e nella postura. Quando però i risultati scolastici sono fallimentari, il bambino inizia a reagire con le due modalità di sopravvivenza, difesa e fuga, lasciando il posto a paure, indecisioni, sensi di colpa e una grande sfiducia nei propri mezzi, dettato dalle enormi frustrazioni quotidiane che sfociano anche nei rapporti sociali e familiari.

Il percorso educativo/rieducativo da noi proposto è un modello sperimentale messo a punto in circa 18 anni di ricerca scientifica e prevede il superamento da parte del bambino di percorsi antifobici-antipanico, dove attraverso la sperimentazione dell’ambiente potrà mettere in atto tutte le proprie capacità di adattamento, recuperando attraverso il corpo e il movimento il rapporto con se stesso, di conseguenza far fronte alle proprie risorse interiori per il fluire di concetti, pensieri ed azioni. Inoltre attraverso esercizi espressivo-corporei si cerca di riequilibrare e gestire le emozioni in modo adeguato cercando di ottenere uno scarico di quelle represse o non elaborate come ad esempio la rabbia, l’aggressività, i sensi di colpa, le frustrazioni, ecc. Il bambino riesce così a rendersi consapevole dei segnali inviati dal proprio corpo durante le situazioni di stress e attraverso la gestione di questi, impara a trovare sempre le risorse migliori per reagire nel quotidiano ad ogni situazione emozionale; inoltre il superare i propri limiti e le proprie paure permette di acquisire una grande stima in sé e nei propri mezzi, cosicché il bambino possa apprendere un tipo di mentalità positiva, potendo passare dal “non sono capace” a “ho paura, ma ce la faccio”; non solo, il metodo crea un ottimo livello di attenzione prolungata nel tempo .

Il nostro modello integra gli aspetti psico-somatici con quelli posturali, motori e neurofisiologici, attraverso un’accurata ricerca e correzione delle deviazioni posturali e dei recettori primari della postura, essendo questa di fondamentale importanza per un buon asse visivo per la lettura ed un buon asse per un’efficace coordinazione della spalla-mano per la scrittura; l’equilibrio, la coordinazione, la dominanza laterale, la percezione corporea, sono tutti fondamenti di un controllo degli schemi motori, i quali creano una solidità di informazioni neurologiche creando a sua volta una plasticità neuronale con maggior contatti e comunicazione tra i due emisferi cerebrali, dando un risvolto fondamentale nell’acquisizione dei concetti di letto-scrittura.

Ecco gli obbiettivi generali che ci prefiggiamo di potenziare:

• Schemi motori di base e pre-locomotori

• Schema corporeo e senso-percettivo

• Coordinazione fine generale e segmentaria e soprattutto occhio-mano occhio-piede e nelle funzioni bi-manuali

• Schemi e automatismi posturali (statico/dinamici) e posturo-motori

• Dominanza laterale e lateralizzazione emisferica

• Fluidità e rapidità delle prassie motorie e tempi di esecuzione dei movimenti e gesti complessi

• Organizzazione spazio-temporale

• Tempi di attenzione e concentrazione

• Tempi di apprendimento e memorizzazione

• Gestione delle emozioni, soprattutto della paura, in particolare del buio, costrizione, dell’altezza, dell’affidamento del proprio corpo, del giudizio, di sbagliare e di non essere all’altezza, di non comprendere e di non essere compresi.

• Modalità di gestione delle dinamiche personali ed interpersonali

Non vogliamo ritenere questo metodo come unico ed esclusivo per l’acquisizione delle varie competenze scolastiche, ma un ausilio a tutti quei programmi efficaci che però non contemplano il corpo come protagonista di un cambiamento verso un solido apprendimento. Quindi oltre a svolgere la propria terapia cognitiva e i propri compiti scolastici, il bambino potrà esplorare le infinite risorse interne in un ambiente piacevolmente stimolante, con un modello da imitare entusiasmante, trovando perciò una reale motivazione. L’apprendimento è sempre dettato da questi tre elementi inscindibili, ambiente, modello e motivazione, l’uomo fin dalla notte dei tempi e nelle culture rurali (agricolo-pastorali), montane e marittime ha sempre insegnato ai suoi cuccioli attraverso questi fattori, creando un apprendimento naturale.

Proprio per la complessità del percorso terapeutico e per la quantità di stimoli forniti ad ogni seduta, il carico di lavoro tecnico da svolgere è di 1 incontro di circa un’ora alla settimana per un periodo di almeno 8-12 mesi, fornendo come supporto, un dettagliato e rigoroso programma domiciliare.

Per stabilire il percorso più idoneo per ogni bambino, viene eseguita una valutazione iniziale, ripetuta durante il percorso per monitorare l’andamento ed il rendimento del bambino, per decidere e calibrare il migliore per lui.

IL SENTIRE

Tutti noi sentiamo, percepiamo, udiamo, osserviamo o annusiamo, spesso però non lo facciamo a fondo con la giusta partecipazione e presenza; uno sguardo fugace, una frase rubata dall’orecchio, ma quante volte siamo a contatto con l’altro?

Intendo un contatto profondo, penetrante, delle volte accudente ed empatico.

Del CON-TATTO, quindi dell’esperienza dell’altro attraverso uno o più sensi, crediamo di averne un’appropriata conoscenza, in realtà non ne sappiamo un gran ché.

Vi è mai capitato di dare la mano per la prima volta ad una persona e ricevere informazioni su delle precise caratteristiche di quell’individuo ?

Oppure con una stretta di conforto sulla spalla , percepire il reale stato d’animo dell’altro?

O ancora durante un abbraccio intenso, sentire fisicamente il sentimento che volete far passare?

Ecco, per sentire intendo proprio queste circostanze, mi riferisco a quei fini meccanismi che portano alla percezione l’azione che vogliamo esprimere; meccanismi fatti da circuiti neurologici, ormonali, muscolo-tendinei-fasciali e soprattutto recettoriali.

Tutto questo è sentire, ovvero qualità che permette di acquisire ed esternare il SENTIMENTO, inteso come emozione, stato d’animo, passione dell’Anima o dell’Inconscio.

Ogni giorno nella mia professione, mi trovo difronte a persone sofferenti con una richiesta d’aiuto, la maggior parte di queste hanno inesperienza nel sentire se stessi, gli altri e quindi la VITA.

Queste inesperienze portano inevitabilmente ad accumuli di tensioni endogene ed esogene fino a vere e proprie sindromi (vedi fibromialgia).

Gli obiettivi che mi prefiggo sono quelli di reintegrare adeguati schemi Psico-motori e comportamentali, partendo da un processo di rivisitazione obbligatoria delle tappe del bambino, in quanto il neonato in primis acquisisce solide informazioni sensoriali poi apprende gesti motori. Quindi prima sente, poi si muove in uno spazio ambientale con tempo e ritmo adeguato alle circostanze.

Nei bambini di qualsiasi età è molto importante il contatto per mettere in relazione due esseri, per avere uno specchio di com’è fatto tramite il confronto, per caricare e scaricare le tensioni, per consolazione tramite il calore.

Durante il contatto corporeo avvengono delle importanti reazioni bio-chimiche che hanno la funzione di equilibrare le tensioni dell’altro (e di se stessi), queste sia nelle manifestazioni positive che, ahimè, negative. Quindi anche azioni corporee per impeti di rabbia hanno questo effetto, pensate che se fosse accumulata costantemente, le ghiandole surrenali e la colecisti, si troverebbero in un incessante lavoro, producendo una quantità eccessiva di ormoni specifici fino ad andare in blackout facendo insorgere così vari sintomi psico-somatici.

Mi vorrei soffermare però sugli elementi più profondi del contatto e del sentire l’altro, in quanto argomento poco divulgato e di estrema importanza per aiutare se stessi, gli altri, ma soprattutto per un solido processo evolutivo.

Per dare basi scientifiche e poter comprendere meglio, dobbiamo fornire alcuni cenni di anatomia – schema corporeo – prassie neurologiche.

Anatomia:

ci permette di dare delle locazioni fisiche a sentimenti, emozioni e stati d’animo.

Già da una palpazione di alcuni muscoli del corpo possiamo capire se una persona è tesa o meno e da qui, tramite un dialogo funzionale, approfondire su varie tematiche e di conseguenza continuare la palpazione su aree inerenti ai temi scompensativi, in quanto tali muscoli sono addetti a svolgere determinate azioni.

Possiamo riconoscere dalla respirazione e dai muscoli respiratori, se la persona è ansiosa, ha paura, soffre di attacchi di panico, o semplicemente se si sente a disagio.

Assieme all’anatomia devo conoscere anche la fisiologia di quel determinato apparato per comprendere il funzionamento di una determinata zona e l’azione che deve compiere, se il sistema fosse in equilibrio.

Questi sono solo alcuni piccoli esempi per capire la potenzialità di conoscere l’anatomia a qualsiasi età, iniziando magari con programmi ministeriali fin dalla scuola dell’infanzia!

Lo Schema corporeo o immagine di sé:

funzione di fondamentale importanza che permette all’individuo di riconoscersi e confrontarsi con gli altri, quindi strumento essenziale per la consapevolezza.

La sede fisica dello schema corporeo la possiamo indicare come quella porzione cerebrale corticale detta Homunculus senso-motorio o senso-percettivo che si trova nell’area di Brodman; in questa sede avvengono le elaborazioni e il riconoscimento delle varie parti del corpo. Le dimensioni e l’ordine delle varie parti del corpo rappresentate, dipende dall’ampiezza del tessuto cerebrale motorio e sensitivo dedicato.

Lo schema si struttura quotidianamente fin dalla nascita (già nella vita intrauterina iniziano i primi processi) e il bambino, grazie all’interazione con l’ambiente e gli altri, aumenterà la consapevolezza di sé attraverso la percezione del proprio corpo. Tale acquisizione si perderà negli anni dell’adolescenza ,per inserire nuovi dati e consolidarli alla personalità e al carattere, da qui in poi si solidificheranno mutando nelle varie difficoltà psico-fisiche e relazionali, adattandosi alle circostanze per poi ritornare stabile.

Si comprende come nel processo del sentire, l’immagine di sé sia un elemento di fondamentale importanza se integrato alle conoscenze anatomiche. La risposta alle domande chi sono e come sono fatto, deve iniziare da qui.

Prassie Neurologiche:

per sentire l’altro utilizzando il corpo è fondamentale VISUALIZZARE tramite il nostro schema corporeo e l’anatomia, creando immagini significative di che cosa sto toccando, cosa c’è sotto alla parte a contatto.

Questo è dato da un processo di analisi, decodificazione dei dati e ricerca nella nostra memoria di parametri utili; ciò può anche essere favorito dall’olfatto e dalla vista.

Più persone incontro, socializzo ed entro in contatto, maggiori informazioni archivio, potendo compararle per avere un’aspettativa somato-emozionale per comprendere meglio lo stato altrui. Più sono a contatto empaticamente e centrato sull’altro, maggiori saranno le percezioni che avrò su di me delle reazioni organiche dell’altro, come ad esempio rumori e gorgoglii addominali, nausea, mal di testa, etc, tutte manifestazioni anticipatorie di un processo di rilascio emotivo. Questo è dovuto alle sensazioni già sperimentate ed associate ad altri (amigdala e ippocampo sono le sedi di questi processi).

Ovviamente per sentire in profondità devo saper dove voglio andare ad esplorare e, in maniera rilassata con la mente libera ,potrò iniziare il viaggio SENSORIALE.

Le scoperte possono essere infinite, sia da un punto di vista strutturale, che organico ed emotivo.

Molte persone nel mondo dovrebbero avere un’esperienza maggiore con il sentire e con la nobile arte del saper ascoltare, persone sane, equilibrate o disfunzionali o malate ne trarrebbero gran giovamento nel rimanere presenti a questo meraviglioso evento.

Non volendo entrare in altri campi di natura energetica-spirituale, questo per me è il sentire, partendo sempre dal sentire se stessi!

AMBIENTALISMO ATTIVO : STRUTTURA DEI PERCORSI

DI APPRENDIMENTO PSICOMOTORIO

AMBIENTE

La fase di costruzione dell’ambiente laboratorio è molto importante, questa deve prevedere alcuni elementi e materiali indispensabili per un buon sviluppo delle tematiche da affrontare.

Innanzitutto deve riprodurre l’ambiente naturale dove gli elementi gioco richiamano quei riflessi e quelle sensazioni innate che hanno da sempre offerto all’uomo un substrato per un apprendimento naturale per un evoluzione solida della specie.

Quindi ritroveremo elementi presenti in ambiente rurale, montano, agricolo e marino dove al posto di una superficie erbosa troviamo un suolo tutto di tappeti con varie dimensioni; le varie inclinazioni, i dossi e le dune sono sostituite da cubi, cilindri, piani inclinati di gomma; i covoni di fieno sostituiti da palle giganti; il cavallo da domare, da una corda con sopra un tappeto; carri e volumi vari delle aie contadine riprodotti con assi di equilibrio e prismi vari; recinzioni e palizzate da scavalcare, tramite supporti di diverso tipo; sassi da saltare in mezzo al fiume, sostituiti da oggetti fissi e instabili di varie forme e materiali.

Se vogliamo un ambiente naturale, dobbiamo anche viverlo naturalmente e cioè scalzi, in ambiente naturale non ci sono convenzioni, vale la legge della propria estroversione motoria, sempre più limitata nei bambini odierni dal divieto convenzionale di levarsi le scarpe da parte dei genitori . Levarsi le scarpe significa liberarsi dall’emblema che rappresenta la stretta sorveglianza familiare alla motilità ( non sporcare, non ti levare le scarpe ecc.).

Salire sui tappeti significa avere a disposizione l’agognato enorme letto materno per rotolarcisi sopra.

Una volta preparato l’ambiente, il terreno e i bambini, gli adulti si mettono in terra in varie posizioni ed iniziano loro stessi ad esplorare ed a giocare nell’ambiente, i bambini, che inizialmente erano stati messi da un lato della stanza, a questo punto possono entrare ed interagire con l’ambiente e l’adulto, dando libero sfogo alla loro estroversione motoria.

Trovare l’adulto in posizione non eretta equivale a capire che, in quel momento, l’adulto è fuori “turno” e quindi non impera sul bambino; sdraiato sui tappeti, l’adulto, può essere avvicinato con tecniche inusuali: possiamo sedere ed anche cavalcare l’adulto.

SCHEMA CORPOREO E IMMAGINE DI SÉ

Il modello posturale del corpo è una continua attività interna di auto-costruzione e auto-distruzione ed è correlato con quello

del corpo altrui.

Il termine di “schema corporeo” è quindi significativo di un processo cognitivo-affettivo dato dall’integrazione dei dati sensoriali, dalla localizzazione e percezione delle posture e degli spostamenti nello spazio.

J. Le Boulch ( Francese, Medico-Chinesiologo-Psicomotricista e Psicologo ) afferma che lo schema corporeo ed immagine di sé, sono una identica realtà: l’espressione e l’integrazione delle esperienze fisiologiche e psicologiche.

Lo schema corporeo è:

l’intuizione d’insieme e conoscenza immediata del proprio corpo in posizione statica o dinamica, in rapporto alle diverse parti fra loro e, soprattutto, nei rapporti con lo spazio e gli oggetti che lo circondano.

L’organizzazione dello schema corporeo si sviluppa molto lentamente e si realizza definitivamente verso i 12 anni.

Lo sviluppo e l’evoluzione della conoscenza e percezione del corpo, dipende dalla qualità e quantità delle esperienze motorie, senso-motorie e psicomotorie grazie alle quali il bambino esplora, verifica, rielabora e si rapporta con l’ambiente.

L’EVOLUZIONE DEGLI SCHEMI PRE LOCOMOTORI

Spostamenti in posizione prona: fasi di sviluppo della sequenza di raddrizzamento dalla posizione prona,

Dal 4° – 5° mese di vita, acquista l’estensione del torace, il bambino presenta movimenti di tipo propulsivo a carico degli arti inferiori.

Dopo il 6° mese emerge lo schema di STRISCIO ( ABDOMINAL CREEPING ) prima con propulsione prevalentemente con gli arti superiori poi con propulsione dei quattro arti insieme e con schema alterno.

Dal 8° e 9° mese lo schema di cammino CARPONI con appoggio sulle mani e sulle ginocchia viene acquisito come modalità di spostamento locomotorio in posizione orizzontale e come fase del passaggio autonomo alla postura seduta.

Ci sono delle varietà di fattori che contribuiscono all’emergere del

Ci sono delle varietà di fattori che contribuiscono all’emergere del comportamento motorio durante lo sviluppo:

· Aumento della forza muscolare

· Differenziazione e integrazione dei sistemi vestibolari e cerebellari

permettendo il mantenimento della postura del tronco e degli arti essendo  elementi necessari per l’emergere della sequenza di spostamento, ma non sufficienti se le condizioni ambientali ( spazi e libertà di esplorazione ) non forniscono al bambino l’opportunità di sperimentarla.

ROTOLAMENTO : questa sequenza ( passaggio posizione prona – supina ) viene usata in futuro nei passaggi dalla posizione supina a quella seduta.

La prima fase del rotolamento inizia verso il 4° – 5° mese, come rotazione assiale in blocco, senza rotazione del tronco e del bacino.

Dopo il 6° mese la sequenza di rotolamento avviene con graduale rotazione del tronco e solo verso la fine del primo anno diventa una sequenza fluida con una rotazione del bacino.

L’EQUILIBRIO

Alla base di ogni atto della vita di relazione sta l’Equilibrio interno ed esterno ( fisico e spirituale) dell’individuo con tanto di consapevolezza di poter perdere questo determinante aspetto della personalità ad ogni variazione interna ed esterna .

Le esercitazioni relative all’equilibrio, offrono una ricca gamma di sensazioni di cui va rilevata la notevole relazione emotiva e affettiva, perchè creano ansia, richiedono concentrazione ed attenzione, e il successo e la posizione conquistata danno grande gratificazione.

Nell’equilibrio non conta solo la posizione oggettiva, ma anche la sensazione soggettiva di sicurezza e tranquillità operativa; la tensione psicologica si accompagna sempre a rigidità muscolari che danneggiano gli equilibri.

Possibili Definizioni:

Valore motorio o di postura, convenzionale o non, acquisito nel comportamento o volontariamente ricercato nel rapporto con il mondo oggettuale.

Qualità specifica che consente il mantenimento e il recupero di una determinata posizione statica, assegnata o desiderata, funzionale per il soggetto nei confronti della forza di gravità ed adeguata al successo dell’azione.

L’equilibrio è una continua conquista; per vivere momenti di equilibrio dobbiamo passare dallo squilibrio, il quale è la rottura dell’equilibrio, carica di ansia, tra tensione muscolare e abbandono: è una necessaria crisi del sistema, a cui ci si deve rapportare positivamente nella costruzione delle abilità e delle destrezze d’equilibrio.

L’equilibrio si realizza attraverso un processo di bilanciamento continuo di interiorizzazione – trasformazione, contrasto-elaborazione.

LE PAURE – LE FOBIE E LE ANSIE

DA DOVE PROVENGONO E COME SI SVILUPPANO

La paura è un’emozione che colpisce in misura variabile ogni essere umano lasciando molto spesso tracce indelebili nella sua mente, tracce che possono riemergere in forma più o meno drammatica sia a livello cosciente che nei sogni.

Le fobie, che prendono origine dalle paure di cui molto spesso si è perduto il ricordo cosciente, possono bloccare il normale andamento della vita di una persona costringendola a limitazioni della propria libertà e a cerimoniali inutili dal punto di vista pratico, ma vissuti come rassicuranti ed essenziali al beneficio fisico e psichico.

La paura è un emozione che può influire in modo determinante sulla personalità e sulla formazione, per il potere che possiede di modificare i processi del pensiero, l’ideazione e creatività. Sotto un profilo evolutivo-biologico la paura ha una funzione positiva indispensabile alla sopravvivenza; questa è una funzione di adattamento al gruppo perchè comunicandosi da un individuo all’altro attraverso i richiami d’allarme, facilita il contatto sociale e la difesa collettiva. E’ indubbio che senza paura nessuna specie animale sarebbe sopravvissuta, si tratta di una reazione, quindi, naturale che consente all’individuo di sfuggire provvisoriamente alla morte.

Spesso però, la paura insorge in situazioni in cui non soltanto è inutile, ma è decisamente dannosa e ingiustificata, perdendo così la sua originaria funzione biologica e diventa ostacolo all’adattamento.

L’ANSIA

A livello di esperienza, così come noi la viviamo, l’ansia è simile alla paura; le differenze consistono in: inadeguatezza dello stimolo nel tipo di soluzioni che vengono messe in atto e nella rapidità dell’estinzione dello stato emotivo. La paura è generalmente considerata un emozione specifica, cioè risposta puntuale a determinati stimoli reali, e per cui si prevedono canali di fuga o di forme di difesa attiva.

L’ansia è considerata uno stato emotivo diffuso e fluttuante, privo di un obiettivo ben definito e originato da stimoli neutri.

Nei bambini è difficile manrtenere una distinzione precisa tra ansia e paura, perchè essi non sempre differenziano tra pericoli provenienti dall’esterno e stati soggetivi, né tra pericoli reali ( cane mordace) e immaginari ( es. il lupo delle favole).

Adulti troppo ansiosi o facili allo spavento creano un clima di preoccupazione che può intimorire il bambino, il quale coglie lo stato d’animo dei suoi genitori da indizi ancestrali ( olfatto e analisi del linguaggio). Poiché la paura accelera o paralizza i movimenti, produce tensione muscolare e alterazione della voce e dello sguardo, anche un lattante può percepire dal modo in cui viene sollevato, toccato, tenuto in braccio, se l’adulto è in preda ad un’emozione mostrando il disagio.

FISIOLOGIA DELLA PAURA

Abbiamo parlato già dei sistemi neuroendocrini nel controllo del sistema attacco-difesa-fuga, adesso li riprendiamo perchè entrano in gioco in modo preponderante nel sistema di attivazione dei meccanismi della paura.

Il sistema nervoso vegetativo è coinvolto in tutte quelle risposte che comportano una mobilizzazione di energia; il S.N.Simpatico ( attivato in tutti gli stati di emergenza) comporta l’entrata in azione di sinapsi che vedano come trasmettitore la Noradrenalina, la quale ha effetti sul cervello e quindi sul comportamento. Il S.N. Parasimpatico ha invece azioni lente che comportano l’assimilazione e quindi a basso dispendio energetico.

Un esempio del funzionamento è dato dal gatto che dopo un pasto è disteso e inizia ad appisolarsi, ma per reazione ad uno stimolo improvviso di rumore, mostra segni dell’effetto del sistema simpatico, con il rizzarsi del pelo; il dilatarsi delle pupille; innalzamento rapido della pressione che consente all’animale di mobilizzarsi rapidamente ed essere pronto a saltare o correre; inoltre aumenta anche la tensione muscolare, mentre una grande massa di sangue affluisce dai visceri ( dove sta agendo il parasimpatico con la digestione, creando così un ristagno ) verso i muscoli e il cervello.

Altro organo implicato in tale processo e quindi in quello dello stress, sono le ghiandole surrenali con la produzione dell’Adrenalina che viene secreta sia tramite l’azione diretta del S.N., che tramite l’intervento dell’ipofisi (controlla la secrezione delle altre ghiandole: tiroide-gonadi, surreni ). Quando un organismo si trova in situazione di emergenza ed ha bisogno di energia per agire, si hanno reazioni immediate, controllate dal simpatico, mentre reazioni più lente sono controllate dagli ormoni delle surreni. Una breve risoluzione dell’emergenza permette ai surreni di svuotarsi dei suoi ormoni, mentre se la situazione si cronicizza, entriamo in uno stato di stress, dove le ghiandole aumentano di volume per far fronte alle necessità, e così si instaurano quelle situazioni chiamate Malattie psicosomatiche

PAURE AMBIENTALI – ANCESTRALI E FOBIE SOCIALI – RELAZIONALI

Tutte le peggiori reazioni psichiche umane hanno come base la paura immotivata e l’ansia. Se riusciamo ad eliminare queste bombe innescate, la vita dell’uomo può diventare un paradiso.

PAURE AMBIENTALI – ANCESTRALI

Paura del vuoto

Paura del buio

Paura dell’affidamento del proprio corpo

P. dell’arrampicarsi e del derampicare

P. di sentirsi costretti e avvinti ( claustrofobia)‏

P. della predazione

P. delle acque profonde

P. del fuoco

P. dell’eruzione e del terremoto

P. del tuono – del fulmine – della tempesta

FOBIE SOCIALI – RELAZIONALI

Paura del non conosciuto ( delle situazioni-oggetti-persone nuove)‏

Paura del dolore e della malattia

Paura di essere criticati nell’agire

Paura della sconfitta

Paura del successo

P. della solitudine

P. della moltitudine ( agorafobia)‏

P. di non comprendere

P. di non essere compresi

P. di assumere gli impegni di responsabilità

SIGNIFICATO DELLE PAURE AMBIENTALI

PAURA DEL VUOTO

Fin dal settimo mese ( lo possiamo notare anche prima) il bambino in quadrupedia, che alla vista del vuoto, si retrae poggiando i glutei sulle caviglie, come risposta immediata di ritiro e salvaguardia, spalanca gli occhi per la paura, ma anche per lo stupore e l’attrazione che crea l’altezza; spesso sfidano il vuoto lanciando oggetti per avere la percezione reale della distanza, fin da questa età il piccolo coltiva il desiderio di amministrare il proprio coraggio e paure, e a seconda delle esperienze emozionali dirette e indirette ( demandate dal nucleo familiare) si creeranno delle forme di paure cariche di tensioni ansiogene che nel crescere, ogni qual volta si presenta nuovamente lo stimolo, la reazione intensa di protezione e retrazione sarà la stessa dell’evento esperienziale vissuto in tenera età.

PAURA DEL BUIO

Caratteristica sempre presente è quella dell’attrazione-repulsione, il bambino cerca di vincere le fantasie negative che il buio porta con sè, percorrendo spazi sempre meno illuminati anche se conosciuti alla luce. Raramente percorre spazi totalmente sconosciuti, se lo fa, cerca la compagnia di persone fidate. Anche questa paura nasce dalla notte dei tempi, quando con il buio iniziava la paura di essere predati durante il sonno ( vedi le palafitte e caverne protette ). In seguito sul buio e sui possibili regnanti di esso sono state scritte molte storie ( orchi, fantasmi, personaggi ignoti e misteriosi ), accrescendo l’ansia e l’inquietudine dei piccoli ( e grandi).

PAURA DELL’ARRAMPICARSI E DEL DE-RAMPICARE

Il bambino appena deambula è da subito affascinato al mondo che sta sopra di lui, quindi come una sorta di conquistatore dell’universo, inizia ad arrampicarsi su sedie, divani, scale. Il conquistatore, però, ben presto si scontra con l’altro lato della medaglia, la discesa; qua la difficoltà sta nel cercare gli appoggi lontano dalla vista, cioè con gli arti inferiori che sensorialmente sondano le strutture sottostanti.

Anche in natura ritroviamo questo tipo di paura, basti pensare all’intervento dei pompieri per salvare il gatto sopra l’albero.

PAURA DEL SENTIRSI COSTRETTI E AVVINTI

Il bambino attiva da subito l’attitudine ad esplorare e presto, per esorcizzare la paura dell’ignoto, lo ritroveremo a sondare terreni difficoltosi, sotto i letti e mobili, talvolta trovandosi incastrato, chiede aiuto; con il tempo aumentano le valutazioni di lavoro e di pericolo e aumenta anche la destrezza, quindi sentendosi sicuro, le richieste di aiuto vengono meno.

Spesso questo tipo di paura può essere causata da vari fattori ( parto cesareo, costrizione da cordone ombelicale, ecc.), i quali bloccano il bambino nell’esplorazione sublimante, quindi non riescono neanche a provare l’ebbrezza del rifugio sotto i mobili.

PAURA DI AFFIDARE IL PROPRIO CORPO

Nel bambino di otto mesi che viene affidato alle cure momentanee di una terza persona, si nota un’attività contrattile differente, lo stesso vale per il bambino deambulante che viene sollevato da un estraneo.

L’uomo e agli animali fin da piccolissimi, tramite l’odorato capiscono a chi fare le feste e a chi ringhiare! L’olfatto è il primo senso che ci da la percezione dell’ambiente ( vedi ferormoni ), questo è molto sviluppato nei primi tre, quattro anni, poi purtroppo il fenomeno si attenua fino a scomparire quasi completamente; nell’adulto si ritrova in parte di quel fenomeno inconscio che si chiama empatia.

PAURA DEL SENTIRSI COSTRETTI E AVVINTI

Il bambino attiva da subito l’attitudine ad esplorare e presto, per esorcizzare la paura dell’ignoto, lo ritroveremo a sondare terreni difficoltosi, sotto i letti e mobili, talvolta trovandosi incastrato, chiede aiuto; con il tempo aumentano le valutazioni di lavoro e di pericolo e aumenta anche la destrezza, quindi sentendosi sicuro, le richieste di aiuto vengono meno.

Spesso questo tipo di paura può essere causata da vari fattori ( parto cesareo, costrizione da cordone ombelicale, ecc.), i quali bloccano il bambino nell’esplorazione sublimante, quindi non riescono neanche a provare l’ebbrezza del rifugio sotto i mobili.

PAURA DI AFFIDARE IL PROPRIO CORPO

Nel bambino di otto mesi che viene affidato alle cure momentanee di una terza persona, si nota un’attività contrattile differente, lo stesso vale per il bambino deambulante che viene sollevato da un estraneo.

L’uomo e agli animali fin da piccolissimi, tramite l’odorato capiscono a chi fare le feste e a chi ringhiare! L’olfatto è il primo senso che ci da la percezione dell’ambiente ( vedi ferormoni ), questo è molto sviluppato nei primi tre, quattro anni, poi purtroppo il fenomeno si attenua fino a scomparire quasi completamente ; nell’adulto si ritrova in parte di quel fenomeno inconscio che si chiama empatia.

PAURA DELLA PREDAZIONE

Anche questa ovviamente proviene da molto lontano, con la capacità di essere esorcizzata sia da cuccioli di animali, che di uomo, tramite giochi dell’acchiappino,della lotta, o del nascondino ( molto più complesso, ricco di vari elementi antifobici).

Questa paura costruisce la base dell’agorafobia ( paura ossessiva degli spazi aperti), l’associazione che viene fatta è: io solo in mezzo alla savana = i predatori mi vedono ed io non posso vederli.

SIGNIFICATO DELLE FOBIE RELAZIONALI

PAURA DEL NON CONOSCIUTO

Diffidare degli sconosciuti è la prima raccomandazione che viene fatta al bambino sui primi passi fuori dall’ambiente protettivo della casa; non solo, diffidare anche dal raccogliere oggetti sconosciuti, dall’entrare in case, grotte, passaggi, non conosciuti. La fobia è già esistente istintivamente nel bambino che sottolinea con il pianto ogni variazione che viene apportata alla sua cameretta.

Questo tipo di fobia si estende anche alla paura del futuro e a quella della morte.

PAURA DEL DOLORE E DELLA MALATTIA

L’aspetto più inquietante è quello della paura non reale del contagio la quale impone al fobico di sospettare infette tutte le cose che lo circondano, lo alimentano o dissetano; se viene coltivata, tale fobia, sfocia in una grande limitazione sociale, disinfettando ossessivamente tutte le cose e persone attorno a lui.

Spesso questa fobia costituisce una buona base per l’ipocondria: nevrotica certezza di aver contratto veramente una malattia.

Questa fobia è in genere attivata dalla madre ai figli, ove, in loro, già si trovi una base fobica ancestrale pronta ad attivarsi.

PAURA DI ESSERE CRITICATI NELL’AGIRE

E’ una fobia che si palesa in tutte le età, spesso tra infanzia e adolescenza si attiva con timidezza, ovvero dubbio del sé, ma può anche scatenarsi in forme aggressive.

Il soggetto pensando di non trovare un terreno relazionale favorevole tra i coetanei, rinuncia al confronto non sentendosi accettato, quindi criticabile, questo si tramuta in latitanza verso il sociale ( comportamenti asociali ), o addirittura con comportamenti antisociali di bullismo ricchi di odio, per meccanismi protettivi di difesa. La rinuncia è un esperienza costante in queste forme fobiche che si risolve con l’isolamento.

PAURA DELLA SCONFITTA

Il perdere un semplice confronto ludico, il confronto per la conquista di una donna, di una posizione sociale, ecc., possono creare delle fobie che vanno ad inibire le relazioni umane.

Proviamo a pensare ai bambini, che fin da piccoli debbono confrontarsi costantemente con giudizi di merito per tutto quello che fanno : scuola, famiglia, tempo libero, comportamento, ecc., da parte di genitori ed insegnanti. Nasce allora in soggetti predisposti una valenza di egemonia del risultato rafforzata dal comportamento parentale, che anche se giudica a parole la sconfitta, come un normale evento della vita, con i fatti però, considera la sconfitta come un fallimento e delitto familiare.

PAURA DELLA VITTORIA

E’ una paura delle conseguenze del successo ed è relativa all’acquisizione di un ruolo superiore che l’individuo pensa difficilmente difendibile, con impiego di enormi energie che non crede di avere.

Quindi una paura della vittoria si tramuta in paura della futura sconfitta; pensa che la vittoria attiri su di se molti contendenti pronti al combattimento per toglierlo dalla sua posizione privilegiata. Si innesta, allora, la paura di non poterlo mantenere, accentuata dal fatto che tutti ormai si aspettano da lui, una continua vittoria.

PAURA DELLA SOLITUDINE

Per chi ne soffre, il danno, è quello di produrre un comportamento gregario verso i coetanei, con atteggiamento iper-socializzante; il soggetto non risparmia un solo momento per infilarsi in tutti i gruppi e in ogni discussione anche quelle che non lo riguardano, fino a diventare inopportuno creando emarginazioni o pietose sopportazioni.

Tutto questo con il solo scopo di esorcizzare l’enorme angoscia provocata dal timore di rimanere solo anche per un istante.

PAURA DELLA MOLTITUDINE

E’ una paura che si fonda sulla creduta incapacità di difendersi facendo valere la propria presenza, la propria individualità, collocata in mezzo ad una moltitudine statica – dinamica, capace di ridurre gli spazi vitali dell’espressione motoria normalmente vissuta dal soggetto. Il fobico non riesce a coltivare relazioni interpersonali con un sopportabile numero di interlocutori: “inconcepibile con una così vasta, disinteressata, anonima marea sociale”.

Unica ancora di salvezza è di avere a fianco una presenza significativa con la quale chiudere il rapporto con la folla; i bambini nella folla, spesso, si fanno prendere in braccio cercando di attenuare l’emozione, creando un dialogo interpersonale con l’adulto isolandosi dal resto delle persone.

LA POSTURA E IL SISTEMA TONICO POSTURALE

fisiologia e disfunzione

La postura umana è la sintesi di più sistemi che reagiscono e si adattano all’ambiente circostante; è quel complesso sistema meccanico, cibernetico e psico-fisico che ci permette di vincere la forza di gravità e rimanere in equilibrio per sostenere i nostri rapporti socio-lavorativi e perciò possiamo dire anche che la postura è lo specchio del nostro Io interiore che si manifesta in ogni istante della nostra vita relazionale; pertanto è la sommatoria della nostra storia, del nostro vissuto, del nostro presente e di come ci approcciamo nei confronti del futuro.

La postura insomma, non è altro che l’espressione somatica del nostro Pensiero riportata all’istante in cui la osservo e la percepisco.

Il percorso della formazione e sviluppo della postura è un viaggio molto lontano che fonda le proprie radici nel primo biennio dalla nascita: in questo periodo si ha una rapida evoluzione della postura dove ritroviamo gli elementi precursori ( e primordiali ) di questa; la postura sia supina che prona, sono inizialmente orizzontali con base d’appoggio estesa a tutto il corpo, in quanto condizionate dalla forza di gravità, poi si passa alla fase di raddrizzamento contro la forza di gravità, che nel corso dei mesi successivi coinvolge il capo, il tronco e gli arti, con il progressivo controllo della postura seduta e di quella eretta.

L’acquisizione del controllo posturale durante gli schemi di spostamento o in attività di manipolazione fine è essenziale per lo svolgimento di tali attività volontarie, la cui attuazione presuppone una stabilità posturale nei confronti della forza di gravità o di perturbazioni esterne.

Lo sviluppo della postura e della relativa stabilità, è dovuta alla progressiva maturazione delle strutture cerebrali corticali che controllano ed integrano i riflessi posturali e le reazioni di raddrizzamento di origine spinale o sottocorticale.

Gli indirizzi relativi ai modelli sistematici e dinamici del controllo motorio suggeriscono che lo sviluppo posturale emerga dalla interazione complessa fra sistema Muscolo – Scheletrico e Nervoso e compiti posti dall’Ambiente.

L’emergere del controllo posturale risulta dalle progressive modificazioni e interazioni dei seguenti sistemi:

 Sist. Muscolo – scheletrico con cambiamenti di forza muscolare e massa corporea

 Sviluppo di sequenze coordinate di sinergie neuromuscolari di mantenimento della stabilità

 Sviluppo dei sistemi sensoriali, visivo, somato-sensoriale e vestibolare

 Sviluppo di strategie sensoriali e di regole per il coordinamento delle molteplici informazioni

 Sviluppo di una percezione interna per una mappatura delle percezioni, cioè uno SCHEMA CORPOREO, essenziale punto di riferimento per la consapevolezza della postura e coordinamento delle azioni

 Sviluppo dei meccanismi di adattamento e anticipazione che permettono al bambino modificazioni e aggiustamenti nel controllo posturale

Controllo della postura eretta autonoma

L’acquisizione della postura eretta senza sostegno presuppone la padronanza della stabilità posturale in una situazione di equilibrio più precario rispetto alla postura seduta, il controllo di un numero molto maggiore di gradi di libertà, in quanto il coordinamento del capo e del tronco si aggiunge il controllo degli arti inferiori.

Il contributo delle informazioni visive nel controllo della postura eretta appare importante nelle fasi iniziali, mentre successivamente diventa prevalente il sistema propriocettivo che fornisce informazioni sia durante il mantenimento della postura che in seguito a perturbazioni posturali.

L’EVOLUZIONE DELLA MOTILITÀ SPONTANEA

La motilità spontanea in epoca neonatale

Nel feto sono stati evidenziati pattners di movimenti coordinati, che interessano l’intero corpo come i General Moviments, o segmenti parziali, come i movimenti di suzione, di rotazione del capo, movimenti di pedalaggio, ecc.; alcuni di questi hanno un ruolo funzionale già nella vita fetale, in relazione all’adattamento della postura all’ambiente intrauterino, altri sono anticipatori di sequenze della vita postnatale.

L’evoluzione degli schemi prelocomotori

Spostamenti in posizione prona: fasi di sviluppo della sequenza di raddrizzamento dalla posizione prona, dal 4° – 5° mese di vita, acquista l’estensione del torace, il bambino presenta movimenti di tipo propulsivo a carico degli arti inferiori.

Dopo il 6° mese emerge lo schema di STRISCIO ( ABDOMINAL CREEPING ) prima con propulsione prevalentemente con gli arti superiori poi con propulsione dei quattro arti insieme e con schema alterno.

Dal 8° e 9° mese lo schema di cammino CARPONI con appoggio sulle mani e sulle ginocchia viene acquisito come modalità di spostamento locomotorio in posizione orizzontale e come fase del passaggio autonomo alla postura seduta.

Ci sono delle varietà di fattori che contribuiscono all’emergere del comportamento motorio durante lo sviluppo:

 Aumento della forza muscolare

 Differenziazione e integrazione dei sistemi vestibolari e cerebellari ( cervelletto )

permettendo il mantenimento della postura del tronco e degli arti essendo elementi necessari per l’emergere della sequenza di spostamento, ma non sufficienti se le condizioni ambientali ( spazi e libertà di esplorazione ) non forniscono al bambino l’opportunità di sperimentarla.

L’evoluzione del cammino

L’aspetto determinante del cammino plantigrado caratteristico dell’uomo adulto, è rappresentato principalmente dall’appoggio del tallone, dovuto ad una attiva flessione dorsale del piede prima del contatto al suolo.

Lo sviluppo del cammino plantigrado passa attraverso varie fasi nel bambino, in quanto, analogamente ad altri comportamenti motori, non è un processo automatico, ma comporta il coordinamento di diversi sistemi.

Il bambino che impara a camminare deve attivare un complesso di pattners muscolari in diversi segmenti corporei per produrre una sequenza coordinata di passi, che comportino una progressione.

Deve acquisire una forza muscolare sufficiente a sostenere il peso corporeo, deve avere una sufficiente stabilità per mantenere l’equilibrio durante la sequenza del passo, e deve sviluppare l’abilità di adattare caratteristiche del cammino alle mutevoli condizioni ambientali.

La deambulazione è un’attività complessa che dipende da quattro sistemi:

 Un sistema antigravitazionale

 Un sistema di formazione del passo

 Un sistema di propulsione che permetta di spostare il centro di gravità del corpo

 Un sistema di equilibrio e di adattamento posturale

Il primo dipende dal tono dei muscoli antigravitazionali: muscoli estensori degli arti inferiori e della colonna vertebrale; mantiene la posizione eretta, opponendosi alla gravità, il suo adattamento è tale che consuma pochissima energia.

Il sistema di formazione del passo è posto nella parte alta del tronco cerebrale; la deambulazione è un movimento ritmico durante il quale avviene un’alternanza del peso del corpo ora su un piede ora sull’altro

Sviluppo motorio

Controllo Motorio : l’insieme dei processi che regolano la stabilità posturale e l’equilibrio sia in condizioni statiche e quindi quando il soggetto si muove ed esegue delle azioni.

Il controllo motorio emerge dall’interazione tra l’individuo, il compito posturale o operativo che deve svolgere e l’ambiente che lo circonda.

PLASTICITA’ DEL SISTEMA NERVOSO

La plasticità viene definita dalla sua capacità di modificarsi.

Durante le prime fasi di sviluppo la plasticità del sistema nervoso è molto elevata con modificazioni relativa al numero e ai tipi di neuroni, alla loro localizzazione e ai loro collegamenti.

In epoca postnatale è dovuta prevalentemente a modificazioni delle connessioni sinaptiche in relazione alle afferenze.

In relazione alle esperienze le connessioni sinaptiche vanno incontro a modificazioni di efficienza o di forza ( plasticità funzionale a breve termine ) o a modificazioni nel numero e organizzazione dei collegamenti fra neuroni.

La plasticità del cervello è alla base dell’apprendimento durante tutto l’arco della vita e quindi anche dopo l’età infantile.

L’apprendimento comporta modificazioni del peso delle sinapsi nei circuiti cerebrali e ciò si riflette in una riorganizzazione corticale.

Questo porta a concludere che le mappe sensitive e motorie della corteccia sono molto dinamiche e anche nell’adulto si verificano competizioni nelle connessioni sinaptiche tra neuroni sulla base delle afferenze.

Quando una lesione coinvolge questo circuito, i neuroni inattivi ne prendono immediatamente il ruolo funzionale; se dopo una lesione le mappe corticali si organizzano prima funzionalmente ( plasticità funzionale ) e poi strutturalmente ( plasticità strutturale ), l’intervento rieducativo mirato all’apprendimento di funzioni adattive, dovrà favorire questa riorganizzazione nei periodi successivi all’evento lesivo.

Strutture che controllano il Sistema Tonico Posturale

• Apparato Stomatognatico – fonatorio

• Apparato Vestibolare ( orecchio interno )

• Piedi

• Cute

• Propriocettori tendinei, muscolari, legamentosi e fasciali

• Apparato visivo

IL SISTEMA POSTURALE DISTURBATO DA AGENTI ESTERNI VEDE SORGERE LE VARIE PROBLEMATICHE CORPOREE

– Artosi, fasciti, tendiniti, borsiti

– Lombalgie e sciatalgie

– Cervicalgie, dorsalgie, cefalee

– Dolori alle spalle e periartriti scapolo-omerali

– Ipercifosi dorsale, iperlordosi cervicale e lombare, scoliosi,ecc

– Ginocchia vare, valghe, flesse, iperestese (recurvate), strabismi rotulei

– Piede piatto, cavo, valgo, varo, spine calcaneari, metatarsalgie, ecc.

– Varici e gambe pesanti

– Problematiche metaboliche e digestive

– Disturbi del sonno

– Problematiche cardio-vascolari

RIFLESSIONI SUL DOLORE, LA POSTURA E LO SQUILIBRIO TRA INTERNO ED ESTERNO

OMS : la salute deve essere uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto l’assenza di malattia

Cartesio ( 1595 – 1650 ): il dolore rappresenta un sistema di autodifesa, un meccanismo di allarme , altrimenti l’uomo risulterebbe indifeso dalle avversità ambientali

La complessa esperienza cosciente di dolore dipende da ciò che la sensazione dolorosa significa per noi e dalla circostanza in cui ci troviamo in quel dato momento

Oggi il dolore non è più qualcosa da comprendere, accettare e gestire moralmente, ma è qualcosa da combattere e annullare, siamo nell’era Analgesica in una società che ha bisogno rapidamente di soddisfare delle esigenze

Il dolore deve essere considerato il più grande amico dell’uomo, in quanto invia un segnale con il quale capiamo di dover attuare una terapia

In Europa colpisce 1 cittadino adulto su 5 e fa perdere 500 milioni di giornate lavorative, l’equivalente di 34 miliardi di euro.

Un’indagine epidemiologica svolta in Svezia ha riscontrato che il 45% di tutti gli adulti ha provato forme di dolore ricorrente o persistente e l’8% dolore grave e persistente.

In una recente analisi dei pazienti indirizzati a un centro danese per il trattamento del dolore, quest’ultimo era pari in media a 7 su una scala fino a 10, la qualità della vita risultava gravemente ridotta, il 58% dei pazienti presentava depressione o disturbi ansiosi, il 63% era soggetto a dolori neuropatici e il 73% dei pazienti assumeva derivati dell’oppio al momento dell’ingresso nel centro, benché essi non fornissero un sollievo adeguato dal dolore. Lo studio ha mostrato che la qualità della vita dei pazienti affetti da dolore cronico non di origine tumorale è fra le più basse riscontrate in tutte le condizioni mediche.

Uno studio condotto in Catalogna (Spagna) ha identificato una diffusione del dolore pari al 78,6% in risposta a un’intervista telefonica che richiedeva se si fossero lamentati dolori nei precedenti 6 mesi, indipendentemente dalla loro intensità e durata

48% dei francesi soffre di dolori alla colonna vertebrale

80% delle persone nel corso della vita ha fatto esperienza del mal di schiena e un 25% ne ha sofferto di recente

CAUSE DEI DOLORI VERTEBRALI

I dolori, in particolare vertebrali, possono scaturire da tre aspetti che riguardano il cervello, la mente, il comportamento, aspetti che si giustificano con:

a) cattivo rapporto con il mondo interno

b) cattivo rapporto tra mondo interno e mondo esterno

c) cattivo rapporto ergonomico – posturale

a) scaturisce da esperienza propriocettiva insufficiente

b) scaturisce dalla mancanza di conoscenza posturale in funzione della cattiva integrazione corpo-ambiente per cui il movimento viene utilizzato indiscriminatamente facendo riferimento a dati casuali

c) è collegato all’ambito relazionale da due componenti: una di origine somatica, legata al rapporto tra ansia e stato psichico che si riflette sul mantenimento dell’equilibrio attraverso le tensioni del corpo; l’altra è legata a movimenti abitudinari integrati a comode ma disorganizzate posture.

INFLUENZE RECIPROCHE tra DIAFRAMMA e POSTURA

Quando parliamo di postura non possiamo fare a meno di chiamare in causa il legante principale tra le strutture superiori ( toraciche ), le strutture assiali ( la colonna ), le strutture viscerali e il legante primario tra le strutture superiori e quelle inferiori, il diaframma.

Il diaframma rappresenta il muscolo chiave della vita, funziona in modo imperativamente continuo, la sua funzione principale è quella di far muovere la cassa toracica per mantenere costante l’immissione di ossigeno, ma non solo, il suo scopo è anche quello di creare una sorta di tetto ( cupola ai visceri addominali, i quali sono racchiusi nella parte inferiore dal piano perineale, altro diaframma ), quindi suddivide gli organi toracici da quelli viscerali addominali. Il diaframma è adeso alle pareti laterali della parte finale del torace e si sviluppa per la maggior parte posteriormente dove viene inserito, tramite dei forti tiranti, alle prime tre vertebre lombari ( esattamente sulla terza vertebra lombare, dove risiede il baricentro o centro di equilibrio del nostro corpo ). La parte superiore si chiude con un grande tendine dove al centro, spostato a sinistra, si appoggia il cuore; tramite un sistema di fibre di collegamento, il cuore viene ancorato e sospeso tra il diaframma, il torace e le vertebre, sia toraciche, che cervicali, quindi funziona da legante creando una continuità nei rapporti tra diaframma e vertebre.

Nella parte inferiore, dove il diaframma termina con i tiranti sulle vertebre lombari, nello stesso punto di inserzione, origina un altro importante muscolo (l’ileo-psoas ) che si inserisce a sua volta inferiormente sul femore; quindi si capisce bene che uno scompenso dei muscoli del diaframma si possa ripercuotere su tutta la nostra struttura, sia sulla colonna che sugli arti. Dimenticavo: le scapole ( che formano l’articolazione scapolo-omerale ) sono in rapporto con il torace tramite numerosi muscoli, i quali oltre ad assolvere la funzione dinamica delle braccia, fungono anche da muscoli accessori all’inspirazione; quando uno sforzo è troppo intenso il diaframma e i muscoli principali della normale respirazione non riescono a compiere il lavoro che gli è stato richiesto, entrano in funzione un numero piuttosto elevato di muscoli che solitamente sono addetti ad altre funzioni.

Inoltre quando non sono rispettati i normali canoni di peso corporeo che un organismo è abituato a supportare, il diaframma non riesce a rimanere nelle sue dimensioni abituali, quindi si solleva o si abbassa più da un lato che da un altro, modificando a sua volta sia le curve della colonna, sia i visceri sottostanti che si trovano compressi nella parte in cui una porzione di diaframma non lavora più allo stesso modo ( blocco diaframmatico ).

Inoltre quando varia il nostro stato di salute psico-fisica il primo organo a farne le spese è il diaframma; ad esempio, una persona ansiosa aumenterà la frequenza degli atti respiratori cercando di immettere costantemente aria nei polmoni, ha sete di aria ( da qui la frase “è come se mi mancasse l’aria “ ); cercando di ispirare frequentemente, il diaframma non riesce a rilassarsi completamente, in quanto la fase di espirazione è più rapida del dovuto, quindi il torace risulta rigido e sollevato verso il basso, i muscoli del collo molto tesi e le spalle rigide solitamente con un atteggiamento di chiusura in avanti; il diaframma bloccandosi ( solitamente a sinistra ) comprime lo stomaco il quale risulterà rigido e dolente con la sensazione di chiusura e bruciori ( la sensazione di chiusura è reale, in quanto il diaframma è attraversato dall’esofago il quale sfocia subito sotto il diaframma nello stomaco ); l’intestino non si trova più con una pressione adeguata ( visto che la pressione dei visceri è data dall’elasticità del tetto e della base in cui viene accolto ) quindi o si riempie di gas in una zona localizzata o si retrae provocando o stitichezza, o disfagia, oppure diarrea. Negli stati di variazione dell’umore il cuore è interessato per due fattori, il primo perché viene influenzato dall’aumento della circolazione di sostanze neuro-endocrine che accelerano i battiti, l’altro per la disarmonia creta dalla frequenza di contrazione del diaframma e quindi di un alterata respirazione ( visto che il ritmo cardiaco va di pari passo al ritmo respiratorio ).

Abbiamo visto come il diaframma sia un elemento centrale della nostra vita, come riesca a modificare i nostri bioritmi e come influenza la nostra postura e il nostro equilibrio; quindi per riequilibrare questo organo, la nostra postura e cercare un benefico rilassamento psicologico, l’unica chiave per accedervi sarà la respirazione , intesa come fonte di nuova vita al termine di una lunga giornata lavorativa.

Training Autogeno: ha come scopo sia il rilassamento psico-fisico, sia la percezione somatica ( del corpo ); il soggetto può infatti fare una ricerca all’interno del proprio corpo, visualizzando e regolando i battiti cardiaci, percependo il respiro, localizzando parti ben precise del soma alterato, inducendo sensazioni di pesantezza e leggerezza, di contrazione e decontrazione globale e segmentaria, oppure di calore o di freddo, ecc; fino ad arrivare progressivamente ad un senso di quiete interiore, al riposo o addirittura al sonno. Attraverso il training autogeno si vuole arrivare ad agire sul tono dell’umore, in quanto, attraverso uno stato di passività o ipotono muscolare possiamo controllare anche il tono neurovegetativo ( sistema nervoso autonomo ), quindi mentale, ripristinando l’intero equilibrio psicofisico.

Acquisita una buona percezione corporea alla respirazione, applicare una ricerca interiore auto-indotta, andando alla scoperta di sensazioni più interiori: mentre continuate con la vostra respirazione, quando ormai le asimmetrie del respiro sono state risanate, cercate di percepire il ritmo del vostro cuore e a seconda della velocità che avete captato, cercare di modificarla: se veloce cercate di rallentarla.

Modificate la vostra temperatura corporea, cercate di indurvi la sensazione di freddo in tutto il corpo e poi quella del caldo; eseguire partendo dalla fronte lentamente fino ai piedi, sia davanti che dietro.

Modificate il peso del vostro corpo prima irrigidendo fortemente l’intero corpo ed in seguito, segmentandolo ( una parte alla volta ): la testa soltanto, una mano, un avambraccio ecc. chiaramente si alterna ad un irrigidimento completo un rilassamento totale sentendo il corpo sempre più pesante.

POSTURA – CORPO ED EMOZIONI

Le funzioni motorie e il corpo sono lo strumento per intraprendere ogni tipo di esperienza compreso il linguaggio, che forma la nostra mente e i nostri pensieri ed emozioni.

Nei momenti critici di stress intenso il Sistema muscolare è un sistema ad alta priorità: attivato, gli atri sistemi ( responsabili della percezione delle sensazioni, dell’attenzione e delle attività cognitive) sono in stato di blocco per privilegiare un sistema ancestrale fondamentale per la sopravvivenza: Attacco, Fuga, Ricerca del cibo.

La fenomenologia dell’emozione è legata quasi totalmente all’attività del sistema muscolare. Le tensioni muscolari, sono il principale strumento difensivo dell’Io espresso a livello corporeo, dando un significato morfogenetico e di modellamento Posturale nel suo insieme.

Quando compiamo un movimento corporeo, l’informazione del pensiero, convertita in un sistema binario di punti e linee, passa attraverso la rete di neuroni e viene mandata nel midollo spinale fino alle giunzioni neuromuscolari che contraggono secondo una sequenza codificata.

Ci sono emozioni che possono essere espresse direttamente attraverso il corpo, ed altre che per qualche ragione non trovano espressione diretta, ma rimangono ferme in parti di esso.

Il ricordo ed il vissuto personale sono codificati e immagazzinati come processi di memoria a livello dei recettori e rimangono inconsci finchè non vengono riportati consci attraverso una nuova stimolazione.

Non si può riscontrare alcuna situazione emotiva che non comporti una caratteristica Postura emotiva; vale anche per la Paura, la collera, l’aggressività, ma anche dalle emozioni date dalla tenerezza, dalla gioia, dalla distensione e dal riposo.

ANALISI CORPOREA SOMATO-EMOZIONALE

• Inquadramento dell’argomento

• Le azioni muscolari inespresse

• Regioni di interesse comune alla biomeccanica-posturologia-chinesiologia fasciale-caratterio/emozionale

• Energia vitale iper/ipo

Il ragionamento parte dalla necessità di interpretare i segnali corporei partendo dalla funzione propria del muscolo, se il pensiero cerebrale viene spinto nel midollo attraverso reazioni chimiche arriva alla placca motoria e invece di essere espresso viene inibito, il corpo rimane con una tensione (debole o forte dipende dall’intensità dello stimolo) permanente che, se in breve tempo trova spazio per scaricarsi, si normalizza e non rimane traccia, altra cosa se non viene ridotto in breve tempo, questo si cronicizza e si fa sempre più forte nelle occasioni di difesa ogni volta che si ripresentano. Queste tensioni sono cariche di sentimenti come: rabbia, odio, senso di colpa, ingiustizia con una forte dose di ansia che fa da collante e che non permette di vedere lucidamente la situazione con un alto dispendio energetico.

Ci sono dei segnali tipici nel corpo che ci permettono di individuare questo tipo di fenomeno, le zone da osservare sono più o meno tutte, ma individuato il tipo caratteriale, l’atteggiamento posturale e le strutture chiave somato-emozionali, possiamo indirizzare lo sguardo in alcune aree ben precise, le quali fungono sempre da paracolpi,nel senso che: l’individuo ha imparato a gestire attraverso il corpo gli eventi emozionali e le dinamiche relazionali, tramite ipertensione.

Il corpo quindi può essere analizzato(come gli anelli concentrici di un albero) per ricercare quelle fonti di energia che che sono rimaste bloccate all’interno di una regione particolare del corpo e indicarci come sono stati i vissuti, se sono stati elaborati esaustivamente, come hanno condizionato le dinamiche psico-affettive e psico-somatiche, quanto la persona viva nel presente, come si sta proiettando nel futuro. I segnali sono molti e visto che il corpo è uno solo, sempre lo stesso, possiamo tracciare degli schemi attraverso delle linee guida che possono farci arrivare alle vere cause di una disfunzione.

Le linee da seguire sono quelle dettate dal rapporto del contenitore e contenuto (espansione/retrazione – ipertono/atonia – pieno/vuoto), dalle linee mio-fasciali, dallo stato di tensione del sistema delle meningi, dallo stato del sistema pneumatico, dal livello di attivazione del sistema vegetativo, dalle dinamiche di gestione delle emozioni (>> paure, fobie, ansia, rabbia,fallimenti). Quindi una rabbia non espressa la posso rintracciare attraverso l’ipertensione dei masseteri-temporomandibolari; di tutta la linea laterale; dei romboidi e bicipiti per l’azione inespressa di stare in difesa o dare i pugni; da un interruzione dell’elasticità delle meningi spinali dorsali medie, per l’atteggiamento di flessione anteriore del capo associata ad estensione occipitale nell’atteggiamento di sfida; nella gestione emozionale l’aggressività diviene difficile da esprimere ed il soggetto rimane bloccato in azioni come il percuotere o dare pugni al saccone, producendo un iper attivazione del vegetativo simpatico andando a sregolare il sistema circadiano sonno/veglia, con produzione di forti sostanze cataboliche.

Questo è solo un piccolo esempio di come poter arrivare a costruire una serie di ipotesi (fornite dal corpo) e attraverso strade logiche, arrivare a far emergere vissuti importanti, ma soprattutto ad aiutare a rendere consapevole la persona delle dinamiche protettive inconsce, causatrici di sofferenze interiori ed esteriori.

• Inquadramento multi-direzionale nell’analisi posturale

• Aspetti neuro-funzonali integrati ai meridiani

• Postura come contenitore emozionale

• Posturologia caratteriale

• Posturologia e fisiognomica

obiettivi :

• saper inquadrare la persona e non la disfunzione

• ricercare le distonie tra” il piano e lo sfondo”

• ricercare i segni predittivi

• rintracciare nel linguaggio corporeo segnali di disturbo

• dialogo funzionale per far emergere vissuti

• arrivare direttamente ai focus causativi somato-emozionali tramite chiavi posturo-corporee

IL CARATTERE E L’ESPRESSIONE CORPOREA

Mentre Freud metteva a punto le intuizioni sulle istanze psichiche di Io, Es e Super-Io, nel campo scientifico, cresceva l’interesse per l’ implicazione corporea nei disturbi psichici, tra gli scienziati più significativi fu il Neuropsichiatra Austriaco Wilhelm Reich ( 1897-1957), anche lui freudiano, che adottò in pieno le teorie della Psicologia dell’Io che servirono da base per evolversi nel suo pensiero.

Reich attraverso le sue osservazioni cliniche arrivò al concetto di “ identità funzionale” tra carattere e atteggiamento muscolare: “il carattere deve essere inteso come espressione unitaria di un organismo, vista sia dalla componente psichica che somatica”.

Secondo Reich, tutto ciò che l’individuo sperimenta in chiave emozionale coinvolge tutto il corpo, esprime ed interpreta tutta la storia. Le tensioni muscolari dell’individuo devono essere guardate come unità, insieme al modo di muoversi e di agire, che costituiscono, l’espressione corporea dell’organismo.

Le tensioni limitano la libertà del movimento e modellano la struttura; è questa espressione corporea compresa a livello Psichico che Reich definisce CARATTERE.

Reich scoprì la corazza caratteriale, la quale consiste in tutti gli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare le proprie emozioni e i propri desideri.

Queste modalità difensive, messe in atto per arginare le sensazioni conflittuali come l’angoscia, la rabbia, l’eccitazione, sono costituite a livello fisico dalle rigidità corporee: Corazza Muscolare; e a livello psicologico dagli atteggiamenti caratteriali e dalla mancanza di contatto emozionale. Reich intuì che l’uomo è prigioniero di una CORAZZA MUSCOLARE E CARATTERIALE formata da tutti quegli atteggiamenti sviluppati dall’individuo per bloccare il corso delle emozioni e delle sensazioni organiche.

Con il tempo la corazza si rivela un impedimento al raggiungimento della propria identità e di una vera creatività, perché lo stato cronico di contrazione muscolare aumenta l’indurimento del carattere, riducendo la comunicabilità e la percezione del piacere di vivere.

Il corpo, secondo, Raich, diviene la chiave per penetrare in ciò che viene comunemente chiamato Carattere: tratto fondamentale della personalità che si è strutturato a partire dall’infanzia, non sarebbe altro che il modo di reagire alle situazioni della vita ( rappresenta un meccanismo di protezione).

L’armatura muscolare è disposta nel corpo a Segmenti trasversali rispetto al tronco; l’armatura funziona in modo circolare stringendo il corpo in anelli di tensione.

Reich individuò SETTE segmenti:

•OCULARE

•ORALE

•CERVICALE

•TORACICO

•DIAFRAMMATICO

•ADDOMINALE

•PELVICO

SEG. OCULARE

Tutti noi ci aggrappiamo disperatamente al mondo con gli occhi, nello stesso modo in cui, quando stavamo imparando a stare in piedi, ci mantenevamo eretti aggrappati con le mani. Gli occhi e le orecchie sono stati, tra le tante, anche una minaccia nella nostra vita. L’energia che mette in pericolo la nostra esistenza ci ha invaso attraverso questi sensori, per esempio con la freddezza nello sguardo degli adulti, oppure con rabbia o il dolore nella loro voce; in seguito abbiamo cercato di ridurre al minimo ogni eccitazione pericolosa non guardando immagini che generavano emozioni ed eccitazioni, non sentendo rumori di grida nei litigi dei nostri genitori.

Quindi spesso gli occhi e le orecchie sono in uno stato di blocco permanente che consiste in una contrazione e immobilizzazione dei muscoli del globo oculare, delle palpebre, della fronte.

Si manifesta esternamente con immobilità della fronte (inespressiva); sguardo vuoto e fisso, oppure globi sporgenti.

Spesso miopia e astigmatismo.

Tutto questo impedisce di concentrarsi veramente sul mondo che ci circonda, limitando l’apertura alla realtà.

SEG. ORALE

Comprende la muscolatura della bocca, del mento, della gola, della nuca. Aree dove vengono trattenute e inibite le emozioni legate al pianto, al mordere le labbra dalla rabbia, oltre alle urla e al desiderio di suzione.

Come tutte le emozioni hanno bisogno, per compiersi pienamente, di essere espresse anche attraverso il suono della bocca ( sospirando, urlando, gemendo, gridando, ridendo). Bocca e mandibola svolgono un ruolo fondamentale nel processo di vocalizzazione e se vengono corazzate, formano una specie di coperchio sul canale espressivo, chiudendo del tutto la voce o affievolendola e appiattendola. Una paura nascosta di esprimere una particolare emozione può dare il via ad un blocco che colpisce tutte le espressioni; una rabbia trattenuta è spesso connessa alla mandibola; il desiderio di ringhiare, ruggire, e mordere che, se soffocato, può creare una smorfia fissa artificiale, di ostilità.

Ogni volta che impediamo ad un bambino di esprimere i suoi desideri, ogni volta che lo costringiamo a mangiare un cibo che non vuole, la rabbia cresce, e la sua espressione, viene impedita dalle punizioni degli adulti, come una mano che preme la bocca, la quale vorremmo morde e fare a pezzi.

SEG. CERVICALE

Coinvolge la muscolatura bassa del collo. Contrazione spastica di questa parte comprende anche la muscolatura della lingua, che è collegata all’abbassamento della prominenza laringea ( pomo d’Adamo); qua vengono soffocati e “ingoiati” il toto espressivo dell’ira e del pianto.

SEG. TORACICO

Coinvolge i muscoli del petto ( intercostali e pettorali), delle spalle, quelli delle scapole e delle braccia e delle mani. Si manifesta con irrigidimento e spesso deformazione della struttura ossea, con innalzamento delle clavicole, atteggiamento cronico in inspirazione, immobilità del torace respiro piatto e spalle tirate indietro.

Le espressioni emozionali, qua, sono l’ira urlante, il pianto dirotto con singhiozzi. Inoltre nascono i moti espressivi delle braccia e delle mani.

Il blocco del segmento toracico corrisponde caratterialmente all’atteggiamento dell’autocontrollo, al trattenersi, all’espressione dell’ostinazione frenata e cocciutaggine.

SEG. DIAFRAMMATICO

Comprende il diaframma e gli organi che si trovano sotto di esso: stomaco- fegato – milza – pancreas – plesso nervoso vagale.

Come anello di contrazione comprende: la parte anteriore dello stomaco, la parte inferiore dello sterno, le ultime coste che girano verso l’attaccatura del diaframma, i due fasci muscolari visibili in corrispondenza delle ultime vertebre toraciche; questo anello di armatura si esprime con una lordosi lombare, e con una rientranza della parte centrale della colonna dorsale; inoltre nel torace si forma una sporgenza delle ultime due coste. Vi è difficoltà nell’espirazione profonda, il blocco del diaframma non permette alla respirazione di scendere liberamente nella pelvi.

SEG. ADDOMINALE

E’ costituito dallo spasmo e contrazione dei muscoli addominali, retto e trasverso dell’addome, che originano dalle coste, si inseriscono sia sul bacino, che sulla colonna.

Quest’area è sede delle emozioni più profonde, da dove prorompe il piacere e il riso.

SEG. PELVICO

Comprende tutti i muscoli pelvici, i muscoli della superficie interna delle cosce, le gambe e i piedi. Il bacino nel suo complesso, sporge posteriormente, l’ano è tirato indietro e lo sfintere è contratto. Come nell’armatura delle spalle, anche a questo livello sono contenute emozioni di Angoscia e impulsi d’ira. Il piacere frenato del bacino si trasforma in ira e l’ira in spasmi muscolari.

I bambini sono molto spesso obbligati a controllare il loro intestino prima del tempo naturale, prima che fisicamente e cognitivamente capaci di chiudere gli sfinteri. Imparano così ad irrigidire l’intera base pelvica e le anche in un tentativo di trattenersi e di comporsi, se l’atteggiamento viene ripetuto frequentemente,  si cronicizza e diviene inconscio, conducendo un portamento “a chiappe strette” nella vita; una grossa parte dell’odio e del risentimento, è trattenuta qui e può assumere forme molto brutali, sia sadiche che masochistiche.

Il corazzamento pelvico ha un profondo effetto sul modo in cui stiamo in piedi e sulla deambulazione, se il bacino è troppo rigido per poter oscillare liberamente quando ci muoviamo, vi sarà un corrispondente irrigidimento e una sensazione di fragilità più in basso.

La tensione al bacino può creare condizioni che favoriscono i disturbi del sistema riproduttivo ed escretorio : emorroidi stipsi, diarrea, cistite, dolori mestruali, ecc.

L’ANALISI BIOENERGETICA – ALEXANDER LOWEN

Lowen, medico e psicoanalista americano allievo di Reich, riprese il concetto di energia vitale e sviluppò la terapia bioenergetica. Lo scopo di tale scienza è quello di rilassare le contrazioni muscolari permettendo così di fare affiorare nella coscienza le emozioni che hanno provocato questi blocchi e di restituire alla persona uno stato di naturale carica energetica. Secondo l’autore la terapia si propone di equilibrare le funzioni fondamentali e basilari, come respirare, muoversi, sentire, esprimere se stessi e quindi di aiutare l’individuo a tornare ad essere con il proprio corpo e a godere la vita nel modo più pieno possibile.

Partendo dall’analisi dei blocchi e delle tensioni somatizzate nel corpo, la bioenergetica arriva a decodificare le difese psichiche ed emotive che formano il carattere di una persona.

La Bioenergetica suddivide il carattere in cinque categorie chiamate caratteriotipo . In base al vissuto emotivo e al conseguente sviluppo energetico e fisico del corpo, una persona può rientrare prevalentemente all’interno di una tipologia.

LE CINQUE TIPOLOGIE CARATTERIALI

•Tipologia CEREBRALE

•Tipologia ORALE – BISOGNOSO – DIPENDENTE

•Tipologia COMPRESSA – MASOCHISTA – SOTTOMESSA

•Tipologia DOMINANTE

•Tipologia RIGIDA

Ogni tipologia è il risultato di una modalità difensiva predominante, che si è strutturata nell’infanzia in risposta ai conflitti o shock emotivi, per permettere alla persona di sopravvivere.

TIPOLOGIA CEREBRALE

Il cerebrale ha un senso della realtà ridotto, i suoi pensieri tendono a dissociarsi dai comportamenti.

Ha una muscolatura asciutta, contratta e tesa, al fine di tenere insieme il corpo per paura che cada a pezzi.

Scarso contatto con la fisicità e presenta un blocco profondo, fino ad arrivare ad un vero congelamento delle emozioni.

Molto razionale ed intuitivo

Ipersensibile e sospettoso

Corpo di norma Magro e contratto ( alcuni casi pieno ed atletico)‏

Aree di maggior tensione alla Base del Cranio – articolazioni degli arti superiori ed inferiori – nei muscoli pelvici e nel diaframma.

Braccia spesso pendenti, come di pezza e abbandonate lungo il corpo, o contratte con gomiti rigidi.

Piedi tesi e freddi

Corpo generalmente freddo per la ritenzione dell’energia al centro del corpo

Respirazione scarsa nella fase inspiratoria

La persona non si sente integrata con il proprio corpo e vive una costante frattura energetica tra la testa e il resto dell’organismo.

Personalità debole, riduce la resistenza agli attacchi esterni

TIPOLOGIA DIPENDENTE

Il bisognoso- dipendente – orale, teme l’isolamento e l’abbandono, per questo ha la tendenza a ricercare fortemente il riconoscimento e la considerazione dagli altri.

Fisicamente magro con muscoli poco sviluppati.

Corpo allungato, ma può presentarsi anche rotondeggiante e tendente al sovrappeso, quando compensa gli affetti con il cibo.

Arti inferiori sono lunghi e sottili con ginocchia poco mobili e danno l’impressione di sostenere con fatica il resto del corpo

L’intera struttura tende ad inclinarsi in avanti per debolezza muscolare e quindi non sa reggersi sui propri piedi .

Bisogno di appoggiarsi agli altri poiché non sa ( o non vuole) cavarsela da solo; bisogno esagerato di ricevere calore e aiuto.

Può soffrire di un senso interiore di vuoto come il bambino che non è mai stato sufficientemente soddisfatto nel suo bisogno di cibo.

Soggetto a forti sbalzi di umore.

Il senso di privazione può derivare dal fatto di aver avuto una figura materna non sufficientemente sicura e presente .

Disturbi più frequenti : stanchezza – depressione – cefalea – affezioni respiratorie ( influenza e raffreddore ) – gastriti e coliti.

TIPOLOGIA COMPRESSA

Il tipo compresso esprime con il proprio atteggiamento muscolare la rinuncia all’affermazione dei propri diritti e delle proprie necessità. Alla sottomissione esteriore corrispondono internamente sentimenti di astio, ostilità e superiorità, che il compresso ha paura di esternare. La sua collera profonda è così violenta che potrebbe manifestarsi soltanto mediante uno scoppio di aggressività dagli effetti dirompenti.

Struttura corporea brevilinea e pesante. Struttura muscolare supersviluppata. L’impressione generale che la tipologia compressa trasmette è quella di un corpo schiacciato con collo e testa tozzi, brevi e fusi con le spalle.

Il tronco è corto e grosso, il bacino solitamente spinto in avanti

Il tipo compresso si è sviluppato in un ambiente  nutrito da troppo amore; la figura della madre è soffocante, opprimente, in particolare per l’offerta del cibo e l’attenzione delle feci. Per questo il compresso è cresciuto con la sensazione di essere schiacciato dal basso attraverso l’ano e dall’alto attraverso la bocca e di essere chiuso in trappola impedendogli di esprimere completamente la sua personalità.

La pressione educativa sulla funzione intestinale nel rituale dell’apprendimento sfinterico, produce nel bambino crisi di stipsi, angoscia e rabbia; queste contribuiranno a costituire tratti tipici e permanenti del carattere. Da bambino ha dovuto subire, durante il processo di ed. sfinterica, obbedienza e puntualità, i quali hanno creato sensi di colpa, ostinazione, avarizia, forte senso del possesso e del risparmio.

TIPOLOGIA DOMINANTE

Quello che caratterizza la personalità dominante è il suo atteggiamento muscolare atto a respingere la paura del fallimento, questa attitudine si esprime mantenendo uno stato costante di inspirazione con il petto alzato.

Il tipo dominante si fonda sull’immagine che egli è in grado di offrire al mondo esterno e investe in essa una grande energia.

Altro aspetto importante è il bisogno di dominare e controllare, cioè di sentire che gli altri sono in suo potere.

Dal punto di vista fisico, generalmente mostra uno sviluppo sproporzionato tra la parte superiore e inferiore del corpo, in quanto la parte superiore appare gonfia, mentre quella inferiore magra e debole. I dominanti hanno fame di potere, il bisogno di controllare un’altra persona è tanto forte che ne sono dipendenti, vogliono comandare perché temono di essere comandati; la manovra tipica del dominante è far si che siano gli altri ad avere bisogno di lui.

Nella storia di questi soggetti c’è generalmente una figura genitoriale molto seducente che ha negato il suo amore, costringendo il bambino a fingere di non provare per lei nessuna attenzione. Questo provoca profondi contrasti tra genitori e figli, che spinge il bambino contro il genitore dello stesso sesso e lo fa identificare con il genitore amato.

TIPOLOGIA RIGIDA

Il tipo rigido controlla le proprie emozioni e ha la tendenza a non lasciarsi coinvolgere troppo nei rapporti con gli altri.

Risale all’infanzia verso i cinque – sei anni, il momento in cui si è creata in lui l’inibizione a chiedere amore e a esprimere l’aggressività; a causa di tale situazione ha dovuto corazzare il torace e la schiena fasciandoli in un cilindro di rigidità.

La testa è mantenuta solitamente in posizione eretta e la schiena dritta dando l’impressione di essere tutti d’un pezzo.

Il collo è particolarmente rigido, il busto pieno e stretto e la struttura corporea ben proporzionata in tutte le parti.

All’apparenza è come se fossero animati da un orgoglio troppo rigido per piegarsi: il loro problema è infatti la paura di cadere,  di doversi sottomettere. Con il termine di carattere rigido si intendono anche le personalità di tipo fobico e ossessivo in cui l’inflessibilità è molto forte.

La tipologia rigida lungo il profilo del corpo ha una forte carica energetica, che la spinge ad affrontare la realtà, ma non a viverla compiutamente. L’inflessibilità che la caratterizza è determinata dallo stato di continua tensione dei muscoli lunghi del corpo.

I rigidi, devono imparare a lasciarsi andare e accettare la possibilità di sconfitta come parte della vita, insegnando al corpo la possibilità di cadere, lasciarsi andare e rinunciare alla rigidità di sostegno.

LA RESPIRAZIONE

Attraverso le varie tecniche (vedi sopra in: piccolo manuale posturale: influenze reciproche tra diaframma e postura)

dobbiamo tendere a ripristinare una respirazione profonda e calma, in cui l’inspirazione proceda dalla zona pelvica e si diriga verso l’alto fino alla bocca, l’espirazione invece deve partire dalla bocca e scendere verso il bacino. L’importanza della respirazione non deve essere mai sottovalutata, essendo infatti strettamente legata alla vita e attraverso di essa il nostro corpo assorbe l’ossigeno necessario ad alimentale energie di cui abbiamo bisogno. Quando nasciamo non siamo consci di respirare, lo facciamo spontaneamente nel modo più libero e naturale, man mano che diventiamo adulti viene spesso alterato a causa di conflitti emozionali e tensioni muscolari che nel tempo possono cronicizzarsi. In molte persone la fase di inspirazione per prendere aria è contratta per rendere difficoltosa l’espressione delle proprie emozioni che si possono manifestare con pianto e grida. Per questo talvolta riuscire a piangere sblocca la tensione nella gola lasciando arrivare più liberamente l’aria al ventre.

Chi ha difficoltà con il lasciarsi andare completamente ha spesso qualche difficoltà ad espirare completamente, comportamento, questo, che avviene per difesa contro la paura di non essere capaci di immettere aria sufficiente e quindi soccombere.

IL GROUNDING

Il grounding (radicamento) dall’inglese “ristabilire il contatto dei piedi con il terreno”, è la chiave del lavoro bioenergetico ed è strettamente collegato alla respirazione; il contatto con il terreno determina il proprio senso di sicurezza interiore.

La miglior posizione del corpo per percepire il grounding è quella con le ginocchia svincolate ed il peso sostenuto dagli avampiedi, ottenuto spostando il baricentro a livello addominale, così possiamo imparare a sentire e liberare la propria carica energetica delle gambe e dei piedi.

Vantaggi del grounding:

Aumento della percezione di radicamento e centralità psico-fisica

Coraggio di stare in piedi con le proprie gambe

Aumento della propria aderenza alla realtà e la persona si sente più integrata e responsabile

Stare con i piedi saldamente radicati al terreno significa essere in ogni momento consapevoli di chi si è e dove si è. Per avere grounding occorre una dose di aggressività ( andare verso).

Il grounding è correlato all’unità funzionale psicosomatica ed è assente se non c’è integrazione tra le varie strutture corporee e le diverse funzioni della personalità.

Un corpo è integrato quando Testa – Torace – Bacino si trovano in armonia.

La testa è sede del pensiero e della conoscenza è connessa alla possibilità di capire, pensare e creare.

Il torace è sede del cuore e dei polmoni, è collegato all’affettività e alla possibilità di amare e relazionarsi ( nella parte anteriore del torace), l’aggressività viene espressa nel dorso ( parte posteriore)‏.

Il bacino è sede invece della parte istintuale, collegata alla sopravvivenza e al piacere di esistere e di agire.

Sviluppo del grounding nel bambino

Il terreno è sempre stato interpretato come simbolo della madre, l’equivalenza tra la madre terra e la madre biologica è un concetto base dell’analisi bioenergetica.

Il modo in cui una persona sta in piedi ci dice molto riguardo ai suoi primi rapporti con la madre, l’insicurezza di tale rapporto si tramuta in insicurezza a reggersi sulle proprie gambe ed è l’insicurezza fondamentale ad affrontare la vita.

Le esperienze positive di amore, affetto, sostegno e approvazione danno al corpo del bambino morbidezza, naturalezza e grazia e il corpo diventerà per lui fonte di piacere e di gioia, il bambino crescerà bene, ancorato alla terra, con forte senso di sicurezza interiore.

Se invece il bambino è privato di sostegno e dell’affetto materno, il suo corpo reagirà alla freddezza emotiva come al gelo fisico, irrigidendosi: solleva le spalle per paura, tenderà il diaframma, tratterrà il respiro. L’insicurezza che sente nel rapporto con la madre si strutturerà nel suo corpo e tenderà a rimanere come sensazione di insicurezza anche negli anni successivi e nella vita adulta; questi bambini e inseguito adulti, hanno il tipico atteggiamento in piedi con le ginocchia bloccate iperestese, questa modalità limita la sensibilità. limita l’azione in caso di attacco o della fuga, impedisce alle ginocchia di fungere da ammortizzatori del corpo.

Quando le ginocchia sono bloccate, le tensioni si scaricano a livello della schiena, rendendola vulnerabile e soggetta a patologie.

ALCUNE TECNICHE E METODICHE PASSIVE UTILIZZATE

INTEGRAZIONE POSTURALE E MIO-FASCIALE

Con il termine integrazione posturale si intende un intervento di lavoro corporeo profondo. Profondo in quanto l’effetto delle manovre sulla muscolatura durante il lavoro, permettono non solo di liberare i tessuti in profondità, ma di accedere profondamente ai vissuti emotivi, sedimentati nelle fasce muscolari sotto forma di tensioni. 
Il termine integrazione viene ad indicare il momento in cui questi vissuti emotivi, in quanto parti della persona, vengono reintegrati nel corpo attraverso un lavoro di riappropriazione, conseguendo una maggiore fluidità fisica e armonia psichica. Il lavoro sinergico sul corpo e sui vissuti emergenti è di fondamentale importanza nell’ottica dell’inscindibilità corpo – mente.

Nell’integrazione posturale l’intervento e la risoluzione di una tensione fisica influenza direttamente la personalità dell’individuo non soltanto in termini di benessere, ma nel cambiamento delle qualità delle sue dinamiche psicologiche e relazionali. Attraverso il lavoro fasciale e il lavoro corporeo con l’integrazione posturale si cambiano gli schemi strutturali di una postura, di una corazza corporea cronicizzata anche da anni, si permette così di lavorare con tutta la personalità. Vi è quindi una inscindibilità tra dolore fisico e dolore psichico ed in generale tra manifestazioni somatiche e disagi psicologici. 
Per accedere a questi cambiamenti nell’integrazione posturale, il lavoro corporeo tecnico sui tessuti è accompagnato da un lavoro energetico di respirazione e movimento. 
L’Integrazione Posturale è un metodo di intervento corporeo che favorisce il rilascio delle tensioni più dure degli involucri muscolari. Attraverso manovre profonde è possibile ammorbidire gli involucri fasciali induriti, si favoriscono le espressioni delle attitudini trattenute nel corpo, si favoriscono movimenti e sensazioni più fluidi e leggeri. Con tecniche, in un processo graduale, gli arti, il tronco, il bacino e la testa vengono di volta in volta allentati e riorganizzati. Il processo di guarigione e consapevolezza è un processo che avviene gradualmente.
L’integratore posturale entra nelle fasce connettivali usando le dita, pugni, nocche, gomiti e mani, permette così ai tessuti di diventare marcatamente più flessibili, elastici, consistenti e malleabili. Il processo va dalla muscolatura più superficiale fino ai tessuti più profondi.
La liberazione completa delle tensioni è favorita dalla espressione delle emozioni trattenute nelle fasce. 
Spesso una immediata reazione di dolore durante una seduta si trasforma in una emozione forte, altre volte da una marcata insensibilità emergono vissuti molto profondi. 
L’integratore porta il cliente ad esprimere quello che sente, e lo invita a rimanere con quello che c’è, momento per momento.
Dietro il rilascio muscolare c’è un rilascio emotivo: piacere, dolore, rabbia, colpa, tristezza, gioia ed altro. 
L’Integrazione Posturale lavora simultaneamente su diversi aspetti dell’individuo: respiro, tessuti, movimento, sensazioni, pensieri ed emozioni, la persona viene guidata verso un fondamentale e durevole cambiamento.

BILANCIAMENTO CRANIO-SACRALE

L’osteopata A.T. Still (1828-1917) alla fine del 1800, e in seguito il suo allievo Dr. W.G. Sutherland (1873-1954), riconobbero la presenza e fon­damentale importanza di sottili impulsi ritmici nella fisiologia e ne studiarono la profonda relazione con la salute e la malattia.

La Terapia Cranio Sacrale è una tecnica messa a punto in seguito dall’osteopata John E. Upledger, professore di Biomeccanica della Facoltà di Medicina Osteopatica pressa l’Università del Michigan. Oltre trent’anni fa, nel corso di un intervento chirurgico, egli osservò un movimento delle membrane interne al cranio fino ad allora mai rilevato, fu così scoperto il ritmo cranio-sacrale, e dopo quasi vent’anni di ricerche fu messa a punto una metodologia fondata su questo movimento fisiologico. Questo ritmo garantisce la corretta e costante nutrizione del cervello, l’organo deputato al mantenimento degli equilibri fisiologici e psicologici nell’essere umano, e appare modificato in presenza di patologie organiche o in seguito a traumi, fisici o psicologici.

Il sistema cranio-sacrale prende nome dalle ossa che, insieme alle vertebre, circondano il sistema nervoso, cioè le ossa del cranio e l’osso sacro. Il cervello e il midollo spinale sono ricoperti da membrane protettive che formano intorno ad essi una sorta di involucro unico, nel quale circola il liquido cerebrospinale.
Questo liquido viene prodotto e riassorbito all’interno della scatola cranica creando un ritmo, che si propaga in tutto il corpo come un movimento leggerissimo, sia in corrispondenza delle varie ossa del cranio e lungo tutta la colonna vertebrale fino all’osso sacro, sia nelle partì periferiche del corpo attraverso la fascia connettivale.

COME AGISCE LA TERAPIA

E’ noto che il cervello e il midollo spinale coordinano tutte le nostre percezioni e i nostri movimenti e regolano tutte le funzioni corporee quali il battito del cuore, la digestione, la respirazione. Nel cervello inoltre si trovano l’ipotalamo e l’ipofisi importante centro che regola ed è a sua volta regolato da altre ghiandole come l’epifisi, la tiroide, il pancreas, le surrenali, le gonadi, e che produce alcuni importanti ormoni.
Questi centri regolano inoltre la percezione della fame e della sete, garantiscono la termoregolazione, hanno influenza sulla respirazione, sull’attività cardiovascolare, sul ritmo sonno-veglia, sulla produzione di ormoni sessuali.

Se il ritmo cranio-sacrale è disturbato a causa di una qualsiasi tensione presente nei tessuti del corpo (come conseguenze di un qualsiasi trauma fisico o emotivo anche di vecchia data o una cicatrice), possono verificarsi inconvenienti che vanno dall’insonnia all’ansia, dalla depressione all’emicrania, dal mal di schiena alla stanchezza cronica, oppure la disfunzione dì un organo particolare.

Nel corso di un trattamento terapeutico il ritmo cranio-sacrale viene riportato in equilibrio grazie all’allentamento delle tensioni e delle restrizioni corporee, cosicché l’intero organismo possa riattivare correttamente i propri meccanismi di funzionamento.
Con un movimento delicato, applicando una forza generalmente inferiore ai 5 grammi (il peso di una monetina), si eliminano le restrizioni nei tessuti sia all’interno del sistema craniosacrale sia nel resto del corpo, facilitando la circolazione del liquido cerebrospinale e migliorando il funzionamento neuronale.
Ciò a sua volta contribuisce ad eliminare gli effetti negativi dovuti allo stress, a rafforzare la resistenza alle malattie, a rallentare i processi di invecchiamento, a migliorare globalmente lo stato di salute.

ALLUNGAMENTO GLOBALE DECOMPENSATO

Il mezzo per svolgere questo tipo di lavoro preventivo-rieducativo, è uno strumento denominato Pancafit ed è l’attrezzo brevettato in tutto il mondo per riequilibrare la postura in tempi brevi agendo sulle catene muscolari.

È in grado di ridare libertà e benessere a tutto il corpo attraverso l’allungamento globale decompensato, appunto, il quale non è un semplice stretching analitico o classico, ma bensì un allungamento dei muscoli chiave della postura, che attraverso esercizi eseguiti in posizioni senza compensi, vanno ad eliminare quegli atteggiamenti che il nostro corpo mette in atto per sfuggire dal dolore, dalle tensioni e disagi che reputa dannosi e quindi non graditi.

Nel corso delle sedute individuali o di gruppo, sarà sempre monitorata la respirazione , essendo l’anello di congiunzione di tutti i sistemi psico-corporei.

Quindi Pancafit migliora la postura e la condizione fisica in generale, ma condiziona anche in modo indiretto nelle seguenti patologie:

Blocchi o deficit respiratori

Stasi venosa e linfatica

Ipotonia muscolare

Algie in genere ( cervicalgie, lombalgie, ecc)

Cefalee miotensive

Coxartrosi e gonartrosi

Parestesie ( formicolii)

Discopatie e ernie discali

Ernia iatale

Patologie del piede

Deficit di occlusione dell’ATM

MASSAGGIO BIOENERGETICO CARATTERIALE

Il massaggio bioenergetico® è una tecnica terapeutica messa a punto dal Dr. Padrini nel suo lavoro di terapia psico-corporea bioenergetica. Esso ha soprattutto la funzione di individuare le parti del corpo bloccate o tese e i punti carenti di energia per ristabilire un riequilibrio energetico.

Il massaggio bioenergetico può essere definito un tipo di massaggio “ su misura”; esso tiene conto del carattere e della tipologia fisica della persona, che emerge sulla base di un’ipotesi diagnostica di lettura corporea di tipo bioenergetico.

Nel massaggio bioenergetico si considerano cinque strutture caratteriali: il tipo cerebrale, il dipendente, il compresso, il dominante e il rigido. Questa classificazione rappresenta solo una griglia di riferimento, perché ogni persona è un carattere misto con elementi prevalenti di un tipo o dell’altro.

Questo massaggio si differenzia dagli altri essenzialmente perché usa le manipolazioni in sincronia con la respirazione. Esso porta ad ampliare il proprio schema respiratorio, utilizzando la parte toracica diaframmatica e pelvica, rendendo così la respirazione più ampia, spontanea e libera. Inoltre in esso sono compresi i noti benefici del massaggio quali: miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica, diminuzione dei depositi adiposi, in quanto una circolazione migliorata accelera il loro metabolismo, facilitazione della digestione e della funzione peristaltica dell’intestino, tonificazione del sistema nervoso, miglioramento del sonno, che viene reso più profondo e ristoratore, effetto rilassante a livello muscolare ed elasticizzante a livello articolare.

Per ogni tipologia sono previste manovre diversificate per quanto riguarda la pressione, il ritmo e il tipo di contatto.

Per motivi commerciali, il massaggio bioenergetico, erogato in area Well, viene denominato come massaggio Californiano, contenuti:

Principi

Il Massaggio Californiano è definito anche Massaggio Sensitivo, Massaggio Meditativo, Massaggio Anatomico, Massaggio rilassante psicosomatico. 
La sua tecnica consiste nell’avvolgere e modellare il corpo nella sua totalità, alternando movimenti fluidi, leggeri, lenti, armoniosi, ritmici, dolci e molto estesi: è come se le mani eseguissero una coreografia armoniosa sul corpo.

Il massaggio viene eseguito con oli profumati che permettono di rendere i gesti più scorrevoli, dando una straordinaria sensazione di benessere, di completezza, di gioia e di calma. Le mani dell’operatore sono sempre a contatto con il corpo di chi riceve il massaggio e si muovono con ritmo lento e sincronizzato con il respiro.
I gesti del Californiano sono studiati per trasmettere energia alla persona che riceve. Tecnicamente si avvalgono della più completa gamma di manipolazioni che esista: sfioramento, trazione, vibrazione, impastamento, pressione locale, pressione scivolata, torsione, frizione, cullamento, allungamento, becco d’anatra, scollamento.

Effetti

Il Massaggio Californiano rilassa, dona una sensazione di tranquillità, pace e calma liberando la mente dai pensieri. Ha un’azione tonica sulla pelle, agisce sul sistema muscolare sciogliendo le contratture e rendendo più elastiche le articolazioni.
Stimola la circolazione sanguigna e linfatica, riattiva la vitalità della respirazione, favorisce la digestione e l’eliminazione delle tossine. E’ il massaggio anatomico per eccellenza modella il corpo, lo ringiovanisce e in questo senso funziona come cura di bellezza. 
Le manovre del californiano sono studiate per trasmettere energia alla persona che lo riceve. Stimolando dolcemente le numerose terminazioni nervose dell’organismo, stabilizza anche l’equilibrio nervoso. Esaltando l’interiorizzazione, permette di ritrovare la ricchezza dei sensi e di dare ascolto ai segnali che il corpo manda. C’insegna ad ascoltare noi stessi, a comprenderci meglio e aprendo le nostre porte interiori, ci porta ad accostarci con maggiore confidenza, sicurezza e socievolezza agli altri e al mondo esterno.
Quindi, il suo effetto è fisico ma anche psicologico, poiché questo massaggio migliora, per riflesso, la percezione del corpo, l’ascolto, l’autostima, e favorisce l’appagamento.

Controindicazioni

Il massaggio connettivale è controindicato in caso di: febbre o influenza in fase acuta, problemi cardiaci gravi, diarrea, vomito, micosi o malattie cutanee infettive, flebiti acute, infiammazioni cutanee evidenti, bruciature

MASSAGGIO BIOENERGETICO PER TIPOLOGIA CARATTERIALE COMPRESSA E ORALE

Caratteriotipo COMPRESSO-MASOCHISTA

Obiettivi primari:

• ELIMINARE I BLOCCHI: ORALE-CERVICALE-PELVICO

• ALZARE IL METABOLISMO BASALE

• EQUILIBRARE IL SISTEMA NEURO-VEGETATIVO

• AUMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA CORPOREA

• RILASSARE E GESTIRE LE ANSIE-PAURE E SCARICARE LE EMOZIONI REPRESSE

Caratteriotipo ORALE-DIPENDENTE-BISOGNOSO

appunti sulle dinamiche principali

• Si sente inappropriato a livello profondo, per non aver ricevuto abbastanza nutrimento : cibo – amore – contatto.

• Bisogno di essere circondato da un’attenzione calorosa: non trovando appoggio all’interno di se stesso, lo ricerca all’esterno in modo spesso ossessivo.

• Obbiettivo principale del massaggio: cercare di rendere la persona CONSAPEVOLE del proprio VALORE per aiutarlo a ridurre le pretese dell’Io e le sue immense richieste.

• Molto importanti sono i momenti di graduale distacco di contatto con la persona, dai quali il dipendente potrà ricevere una sensazione più chiara della propria individualità e autonomia per sorreggersi con le proprie GAMBE

Please cite this article as: Simone Stacchini (2019) Il Metodo RPPCI (Riprogrammazione Psico- Posturo-Corporea-Integrata). Formazione IN Psicoterapia, Counselling, Fenomenologia. https://rivista.igf-gestalt.it/rivista/il-metodo-rppci-riprogrammazione-psico-posturo-corporea-integrata/

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