Gestalt e Spiritualità
Abstract
Liberamente ispirato a scritti di Paolo Quattrini e Anna R. Ravenna
Pubblicato il 18 gennaio 2012
In Gestalt il lavoro psicoterapeutico sugli aspetti emozionali è considerato il fondamento di ogni ben-essere.
Esso non può prescindere da quell’aspetto della realtà umana che chiamiamo spiritualità.
La parola psicologia, infatti, viene dal greco ed è composta da psich, che possiamo tradurre con“anima”, e logos traducibile con “discorso”, “argomentazioni su”.
Questo articolo propone un particolare modo di intendere la parola “anima” che ho trovato utile nella professione, sia come psicoterapeuta sia come supervisore-didatta di psicoterapeuti che si formano secondo il modello gestaltico.
In questa proposta l’anima è intesa come una realtà fondata sulla materia, pur non essendo materiale.
L’anima non è materiale, eppure esiste.
È ‘l’effetto composizione’ (Gestalt) delle parti dell’organismo, quell’elemento in più che fa delle parti un tutto che trascende la loro somma.
Come quando in un ambiente si dice che l’atmosfera è intensa; tutti possono fare esperienza di questa realtà così concreta pur non essendo materiale.
Trascendere è un fenomeno puramente naturale, è impossibile non trascendere. Ma la trascendenza ha una esistenza solo relazionale poiché la qualità, la caratteristica gestaltica, emerge dall’oggetto solo per la persona che ne fa esperienza e solo per lei, soggettivamente, nel qui ed ora dell’esperienza, assume significato.
Qui si evidenzia un problema teorico significativo: abbiamo due tipi di esistenza, la realtà possibile e la realtà in atto.
Prima dell’invenzione, o prima del suo montaggio, un computer, per esempio, esiste in potenza, non in atto. Anche dopo che è stato montato, la sua esistenza acquista significato solo in relazione a colui che lo utilizza e l’insieme che essi formano trascende la loro semplice somma.
Secondo Nicolay Hartman due insiemi non solo trascendono se stessi, ma trascendono anche il loro insieme (‘Dottrina degli strati’).
Qualunque trascendenza è uno strato, all’interno del quale avvengono altre trascendenze che formano, a loro volta, un altro strato: il mondo dell’invisibile è infinito e si articola all’infinito dal livello inorganico al livello organico vegetale, animale ed umano. Il passaggio dal livello inorganico al livello organico è il risultato di quello che ho chiamato ‘effetto composizione’, e così il passaggio tra i diversi livelli organici.
Da qui nasce l’idea di anima intesa come tutto ciò che ci apparenta agli animali; in altre parole, gli animali e noi stessi costituiamo tutto ciò che al mondo ha un’anima.
L’anima, quindi, potrebbe essere definita come quell’insieme coordinato di relazioni che agevola un certo tipo di coordinamento funzionale delle diverse parti del corpo in modo tale che questo corpo possa venir chiamato ‘essere vivente’, piuttosto che cadavere.
Ora, seguendo la concezione di Hartman secondo cui tutta la realtà trascende se stessa, vi propongo di immaginare che negli esseri umani questo strato che ci apparenta agli animali, trascendendo se stesso, ci colloca in un altro strato che chiamiamo ‘spirito’.
L’anima, a differenza dello spirito, è meccanica: non c’è alcuna possibilità di sottrarsi ai meccanismi emozionali. I meccanismi cosiddetti psicologici sono sempre gli stessi, la logica delle emozioni è una logica di ferro.
Ogni essere umano, al contrario, può esprimersi in miliardi di modi, e questo intendo per spirituale.
Lo spirito, di per sé, non può essere indagato poiché, non essendo meccanico, non è prevedibile: il livello dello spirito è il livello della libertà.
Il punto dove finisce l’anima ed inizia lo spirito è il punto dove finisce la psicologia ed inizia tutto ciò che indaga lo spirito, cioè l’arte e tutte le dottrine dello spirito.
Sul piano psicoterapeutico è molto importante la differenza tra questi due livelli perché occorre tener presente che il cliente per qualche verso è indagabile e per qualche verso non lo è.
Il lavoro psicoterapeutico, ed in particolare quello gestaltico, può essere immaginato come un lavoro che avviene sull’interfaccia tra l’anima e lo spirito.
Lavorando con l’anima, si lavora con le difficoltà emozionali dell’essere umano che, in quanto meccaniche, possono essere indagate ed elaborate. Ma l’invenzione di nuove modalità di vita soddisfacenti viene dal cliente e dalla sua parte spirituale, nessuno può inventare per lui. Possiamo immaginare la psicoterapia come tenere il cliente su questa interfaccia tra l’anima e lo spirito, tenerlo come sulla riva del mare, sulla spiaggia, sul limite del tuffarsi in acqua; ma poi si potrà tuffare in acqua solo lui, non abbiamo, e non vorremmo mai avere, il potere di farlo noi al suo posto.
Si dice che Paloma Picasso, da bambina, portasse i suoi disegni al padre chiedendogli se fossero belli o brutti e che Picasso le rispondesse: ’Non sono né belli né brutti, sono tuoi’.
Quando accompagnate un cliente nel regno dello spirito, ricordatevi che qui non ci sono scelte belle o brutte, giuste o sbagliate, ci sono solo le sue scelte secondo i suoi gusti, i suoi valori, in definitiva secondo il suo ‘intero’.
Ed è a questo che dobbiamo guardare, non alle parole, non ai contenuti, non alla parte, ma a all’intero che si svela nel processo relazionale se lo psicoterapeuta ha, come diceva Nietzsche, orecchie dietro le orecchie che gli consentono di
cogliere l’insieme ‘uomo’ in tutta la sua complessità.
Cosa dire quando si discute di “anima”?
E’ l’ immenso mistero che si nasconde dentro ognuno di noi, che differenzia una persona “viva” dai suoi componanti organici… quel quid che aggiunto ad un corpo ne fa un Uomo.
Mi affascina e mi meraviglia….